- Mobilità sostenibile
Legge di Bilancio 2025 e E-Fuels: incentivi e soluzioni per un futuro sostenibile
La Legge di Bilancio 2025, introduce una serie di incentivi significativi per promuovere lo sviluppo sostenibile e l’innovazione nel settore […]
Parlare di ambiente ed economia circolare significa parlare anche di sviluppo sostenibile, concetto che molto deve alla pubblicazione nel 1972 del testo The Limits to Growth (I limiti dello sviluppo, n.d.r.) commissionato al Mit di Boston dal Club di Roma, associazione non governativa impegnata sulle tematiche ambientali.
Fra le autrici principali del rapporto anche Donella Meadows, insieme a Dennis Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.
Donella Meadows, nata nel 1941 in Illinois, era una chimica con dottorato in biofisica e fra le inventrici della Dinamica dei sistemi. Con i colleghi mise a punto il modello per computer “World3”, per simulare il possibile andamento della popolazione e il loro lavoro stimolò il dibattito sulla capacità della Terra di sostenere l’espansione economica umana con risorse limitate. Fu un lavoro profetico, confermato decenni dopo, quando Meadows ebbe a disposizione strumenti informatici più raffinati e una mole enorme di dati statistici, con i quali si evidenziarono i devastanti effetti dell’azione umana sul clima, le qualità delle acque, la biodiversità marina, le foreste e tutte le altre risorse naturali.
Meadows insegnò dal 1972 al 2001 nel programma di studi ambientali al Dartmouth College e dal 1986 curò una rubrica settimanale chiamata “The Global Citizen”, che venne rilanciata da diversi giornali, in cui affrontava in maniera divulgativa diverse tematiche socio-ambientali. Insieme all’ex marito Dennis nei primi anni Ottanta fondò il Balaton Group, anche noto come International Network of Resource Information Center (INRIC) e nel 1996 ha fondato il Sustainability Institute (ora Academy for Systems Change) con la missione di promuovere le transizioni verso sistemi sostenibili a tutti i livelli della società, dal locale al globale.
Fu una voce instancabile del “sustainability movement” e lavorò anche con la tv di Boston per sviluppare la serie “Race to Save the Planet”, convinta che si dovesse intervenire ovunque per sensibilizzare l’opinione pubblica. Morì prematuramente nel 2001.
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