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Anche quest’anno Ecomondo ha ospitato gli Stati Generali della Green Economy: due giorni con oltre 1500 partecipanti e 100 fra relatrici e relatori. È stato presentato il report annuale, consultabile anche online su www.statigenerali.org, e un pacchetto di 8 proposte prioritarie per la transizione ecologica, fra queste oltre alla richiesta di un maggiore impegno per il clima – con la crescita delle rinnovabili, gli edifici green, le auto elettriche e la mobilità sostenibile – anche la rinnovata richiesta di un maggior coinvolgimento delle imprese mettendo a disposizioni maggiori risorse, ricorrendo nel caso a nuovi strumenti di debito comune europeo per il sostegno al Green Deal.
Nella sessione internazionale un focus particolare anche su Europa, Cina, Usa e India. Stando ai dati della relazione presentata, l’Unione Europea con il Green Deal ha messo in campo misure normative e strumenti di regolazione incisivi, e i risultatiti cominciano a vedersi. Nel 2023 ha tagliato le emissioni di gas serra del 31% rispetto al 1990, riprendendo, dopo la parentesi del 2022, il processo di decarbonizzazione. Tra il 2022 e il 2023 le emissioni di gas serra sono diminuiti di quasi 200 milioni di tonnellate. E se l’Ue proseguisse di questo passo sarebbe in linea con il target del – 55% al 2030. E con la Legge europea sul clima ha stabilito l’obiettivo vincolante della neutralità entro il 2050.
La Cina, invece, resta il principale emettitore mondiale di CO2 con un aumento significativo negli ultimi anni arrivato a + 39%, ma è comunque impegnata nella transizione energetica, per diversi fattori: gli enormi impatti della crisi climatica sull’esteso territorio cinese, la crescita delle capacità tecnologiche e produttive cinesi, la scelta di puntare sulla leadership mondiale delle tecnologie di decarbonizzazione e i successi, industriali e delle esportazioni, ottenuti con tale scelta. Nel 2022 La Cina ha venduto il 60% delle auto elettriche su scala mondiale, il 50% degli impianti eolici e il 45% di quelli solari fotovoltaici. Resta ancora la principale utilizzatrice mondiale di carbone responsabile di circa il 70% delle sue emissioni totali.
Gli Stati Uniti, secondo emettitore mondiale, ma il primo pro capite, ha ridotto le emissioni del 14,5% nel 2022 e l’amministrazione Biden ha mobilitato livelli senza precedenti di sostegno governativo per promuovere una più forte e più rapida riduzione delle emissioni di gas serra con l’obiettivo di raggiungere il 100% di elettricità green entro il 2035. Grandi città e Stati si stanno muovendo in questa direzione: New York prevede di vietare i combustibili fossili in tutti i nuovi edifici entro il 2027, la California richiede che i nuovi edifici siano cablati per il funzionamento completamente elettrico, lo stato di Washington richiede che i nuovi edifici siano dotati di pompe di calore. Ora la politica climatica passerà al vaglio della nuova amministrazione.
Infine, il livello totale delle emissioni dell’India è simile a quello dell’Unione europea, ma con una popolazione tre volte più numerosa: quindi con emissioni pro capite ancora basse, meno della metà della media mondiale e circa un quarto di quelle della Cina. Tuttavia, è anche la nazione più popolosa al mondo e uno dei paesi più colpiti dalla crisi climatica: gli eventi meteorologici estremi sono sempre più frequenti e gravi. Alla COP26 di Glasgow il governo indiano ha annunciato la sua intenzione di diventare un emettitore netto zero solo entro il 2070. Per raggiungere tale obiettivo ha messo in atto politiche per aumentare la produzione di energia rinnovabili e per lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio, programmando di raddoppiare al 2030 gli investimenti in energia pulita, rispetto ai circa 60 miliardi di dollari del 2022.
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