Ecosia, che cosa è e come funziona il motore di ricerca verde

Ecosia: una grande idea. E qualche dubbio

Quali sono i motori di ricerca che ci sono di primo acchito più simpatici?

Sicuramente quelli che fanno qualcosa per l’ambiente.

Tra questi c’è Ecosia di cui abbiamo avuto notizia su Blastingnews tramite un articolo di Claudia Perseli che, a sua volta, ha appreso di questo motore di servizio da un servizio televisivo delle Iene. 

Un’idea semplice ma vincente

L’idea di Ecosia è semplice ma geniale.

Nel motore di ricerca ci sono dei banner pubblicitari sui quali si può cliccare.

Come sapete gli inserzionisti sono alla ricerca forsennata di click perché questi sono la prova che il proprio messaggio (di solito un banner) è stato visto dall’utente.

Per avere questi click le aziende sono disposte anche a pagare: per ogni click il motore di ricerca incassa qualche centesimo. Per ogni 45 click che il navigatore effettua si raggiunge la cifra sufficiente a far piantare un albero.

Con questo semplice sistema sono già stati piantati 65 milioni di alberi in tutto il mondo e 2,2 milioni nella foresta Amazzonica.

Ci sono ben 20 progetti in diverse parti del mondo come in Etiopia, Indonesia, Spagna e nel Ghana che prevedono attività di forestazione o riforestazione. 

Dove e come nasce Ecosia 

Ecosia nasce nel 2009 in Germania e si avvale della collaborazione e del sostegno di Bing, Yahoo e WWF.

I suoi server usano delle fonti rinnovabili e inoltre non viene fatta nessuna profilazione degli utenti. In questo modo i navigatori hanno la sicurezza che i loro dati non verranno rivenduti o ceduti ad altre organizzazioni.

Tutto bene dunque?

Per dovere di completezza aggiungiamo che in rete si trovano anche alcuni articoli critici su Ecosia.

Abbiamo l’impressione che alcuni settori, vicini supponiamo a Google, vedono Ecosia come una manovra per soppiantare questo motore di ricerca adottando delle scelte opinabili.

Dove sta la verità?

Noi per il momento prendiamo per vero quanto dichiarato dai creatori di Ecosia riservandoci però di verificare con attenzione l’autenticità delle affermazioni fatte.

Il tempo è galantuomo: ci dirà chi ha ragione.