- Cambiamento Climatico
I cambiamenti climatici e le api
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È una mattina di fine maggio e la scuola sta per finire. Le maestre lo avevano promesso da tempo e mantengono la parola: i bambini della terza e della quarta faranno una lezione molto speciale, nel bosco. In un bosco vero, non quello che tutti chiamano “il boschetto”, che è poco più di un’aiuola nel retro della scuola.
La cosa ancora più speciale è che a questa mattinata possono partecipare anche i genitori, chi vuole, chi può. Così si ritrovano tutti a camminare in un sentiero immerso nella natura. Il posto è davvero bello: grossi alberi, sottobosco lussureggiante e un ruscello che segna il fondovalle. Ci sono tanti bambini entusiasti, le maestre, molte mamme e qualche papà. Tutti osservano ammirati e molti, soprattutto gli adulti, scattano foto. Sembra quasi che cerchino una prova da mandare agli amici che testimoni che posti così esistono.
Ma la meraviglia più inaspettata è l’aula didattica, così la chiamano gli accompagnatori che accolgono i bambini. Ha dei banchi in legno massiccio che disegnano quasi delle circonferenze concentriche intorno a una quercia maestosa.
I bambini sono pervasi dalla gioia panica di tutte queste novità e vanno insieme ai due accompagnatori. Fanno una passeggiata nel bosco. Enrico, la guida più esperta, nel suo campo è stato un innovatore. È un interprete ambientale: fa scoprire la natura ai visitatori. Ma, ancora di più, con i bambini si comporta quasi come uno sciamano: gli fa accarezzare la corteccia degli alberi, annusare il muschio, toccare la terra, cercare le piume degli uccelli. Le mamme sono lontane, ma comunque non sono di quelle che rincorrerebbero i loro figli per disinfettargli le mani. La scuola che hanno scelto per i loro ragazzi è di quelle che propongono metodi di insegnamento innovativi e generalmente loro sono genitori attenti e sensibili, in particolare ai temi ambientali.
Alla fine della passeggiata si capisce che i genitori vorrebbero partecipare anche loro alle attività, così Enrico propone un gioco in cui siano coinvolti anche gli adulti. Prende dei fogli, contengono immagini di città. Oltre a riconoscere i luoghi, quasi tutti molto familiari per loro, devono colorare queste fotocopie. Da una grossa scatola mette a disposizione delle matite colorate, ognuno può scegliere due colori. Cominciano i grandi, dopo, i bambini.
Alla fine si confrontano i lavori fatti. Si mettono tutti in cerchio sulle tavole in curva dell’aula didattica e i grandi cominciano a mostrare i loro lavori. Descrivono i luoghi che hanno riconosciuto e colorato con colori sgargianti: rosso, giallo, celeste, verde, arancione… Poi tocca ai piccoli. I genitori rimangono di sasso quando vedono che i loro bambini hanno disegnato cieli grigi e palazzi neri. Una mamma domanda imbarazzata perché, e Ornella, una bella bambina con lentiggini e occhiali, risponde candida come si può essere in terza elementare: ma i colori più belli li hanno presi tutti i grandi!
Enrico, che in fondo in fondo è un vero sciamano, questa mattina ha dato una bella lezione anche ai genitori. Hanno l’automobile elettrica e chiudono il rubinetto dell’acqua mentre si lavano i denti, ma le città che lasciano ai propri figli sono grigie e nere, perché loro – prima – si sono presi metaforicamente i colori più belli.
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