Inquinamento dell’aria: un’ecatombe. (II)

Proseguiamo a presentarvi alcune parti salienti dell’articolo ‘Chemists can help to solve the air-pollution health crisis’ apparso su Nature. Nel post n 44 avevamo rilevato che la povera qualità dell’aria è uno dei cinque principali rischi mondiali per la salute. Questa volta diamo anche qualche cifra. Allora: circa 4,5 milioni di persone muoiono ogni anno per gli effetti dell’inquinamento dell’aria all’aperto. E’ una cifra spaventosa, recentemente confermata dalla commissione Lancet su inquinamento e salute (NDR –The Lancet è una rivista scientifica di ambito medico pubblicata settimanalmente dal Lancet Publishing Group, edita da Elsevier). Metà di queste morti avvengono in Cina e in India, sebbene la Russia abbia un indice di mortalità pro-capite più alto: attorno a 1,6 abitanti per mille ogni anno, il doppio che in India. In media ciascuna persona contaminata muore 28 anni prima di quando le succederebbe se avesse respirato aria pulita, facendo così ammontare a qualcosa come 120 milioni di anni di vita umana che viene persa ciascun anno.  In una parte illustrata dell’articolo (dal titolo ‘anni perduti’) si ribadisce l’elevato numero di vittime dell’inquinamento.  Queste cifre fanno venire i brividi, ma per fortuna ci sono anche indicazioni in un qualche modo positive o almeno incoraggianti. Per esempio. Dal 1970 il tasso di morte dovuto all’inquinamento in Inghilterra è stato ridotto del 30% grazie alla legislazione UE. Diversa invece è la situazione in paesi più sfortunati come l’Africa Occidentale. Qui la polvere del deserto si aggiunge all’inquinamento dell’aria. E anche in India la qualità dell’aria è peggiorata velocemente nel passato decennio. In compenso la qualità dell’aria in Cina ha cominciato a migliorare a partire dal 2010. Come si vede una situazione in movimento. E qualcosa indubbiamente – in determinati Paesi – si è cominciato a fare. Per esempio specialisti della sanità pubblica hanno cominciato a svelare correlazioni tra l’inquinamento dell’aria, malattie e mortalità. Ma un’ulteriore informazione è necessaria per districare le cause dagli effetti. Il nostro discorso prosegue nei prossimi numeri.