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Nella battaglia contro l’emissione di CO2 nell’atmosfera abbiamo molti nemici. Per fortuna anche degli amici cioè dei nostri alleati. Qualcuno insospettabile come la canapa. La canapa detta anche cannabis è un genere di piante angiosperme (NDR- cioè le piante più evolute, provviste di fiori e capaci di produrre frutti).
E’ anche, come saprete una pianta molto “versatile”: infatti ha vari usi nel settore tessile, nell’edilizia e nella produzione della carta, nelle bioplastiche etc. Però in essa sono presenti anche sostanze stupefacenti.
La cannabis – utilizzata anche nel settore farmaceutico – è stata in Italia ripetutamente proibita poi ammessa e poi nuovamente messa al bando. Ma adesso si è scoperta una sua qualità che in un qualche modo potrebbe riabilitarla o quanto meno farla considerare sotto una luce differente.
Un articolo apparso su Cannabis sostiene che la Canapa è un’ottima cultura per l’assorbimento della CO2 atmosferica. Questa pianta cresce molto velocemente: può raggiungere 4 metri in soli 100 giorni.
Proprio questa caratteristica la fa diventare un efficace strumento di conversione della CO2 a biomassa.
Questa è fissata permanentemente all’interno della fibra e del canapulo (NDR – nucleo interno legnoso della pianta). Queste parti verranno successivamente impiegate per ottenere prodotti altamente sostenibili e rinnovabili in diversi settori come abbiamo accennato sopra. Ma come viene e dove viene coltivata la canapa?
La canapa può essere inserita nella rotazione delle colture agricole con effetti positivi sui rendimenti. La biomassa invece è prodotta dalla conversione fotosintetica del carbonio atmosferico. Tra l’altro l’assorbimento di carbonio da parte della canapa può essere agevolmente calcolato esaminando il contenuto di carbonio delle molecole che costituiscono le fibre e il canapulo.
E’ possibile calcolare quanta CO2 viene assorbita (per esempio) da un campo di un ettaro di canapa coltivato? E’ possibile e si procede così: partiamo dalla costituzione chimica di una tonnellata di steli di canapa. La cellulosa rappresenta il 70% del peso secco. Si tratta di un polimero lineare omogeneo il cui contenuto di carbonio rappresenta il 45% della sua massa molecolare. L’emicellusa rappresenta invece il 22% del peso secco ed il suo contenuto di carbonio rappresenta il 48% della massa. Infine c’è la lignina che è il 6% del peso secco dello stelo e la sua molecola è costituita al 40% da carbonio. Come si vede in tutte le componenti della pianta la presenza del carbonio è elevata.
Facendo dei rapidi calcoli si arriva allora a concludere che ogni ettaro coltivato a canapa industriale può sequestrare 15,46 tonnellate di CO2 di cui 13 verranno fissate all’interno dei componenti costituite da fibre e canapulo. Ne verrà così impedito il ritorno dell’atmosfera. Insomma la canapa è efficace per la riduzione della concentrazione della CO2.
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