- Cambiamento Climatico
I cambiamenti climatici e le api
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Intervista a Antonella Santoro, amministratrice delegata di Nuvap.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite prevede degli obiettivi da raggiungere anche per “Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutte/i a tutte le età” e “costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione”. Per questo il tema dell’inquinamento indoor nelle strutture scolastiche o negli uffici, e non solo, è particolarmente attuale.
Ne abbiamo parlato con Antonella Santoro amministratrice delegata di Nuvap, azienda che ha sviluppato una soluzione per la gestione della salubrità dell’aria nei luoghi chiusi. La soluzione comprende una serie di servizi digitali, basati sull’uso di una rete di dispositivi di monitoraggio. Nel 2017 Nuvap ha vinto il premio Pulse di Edison ‘Best Smart Home Technology’ e nel 2019 anche ‘eHealth4all’, come migliore tecnologia per la prevenzione.
Per noi la comunicazione va di pari passo con l’educazione perché facciamo molta attività divulgativa. È ancora molto diffusa la confusione sul tema dell’inquinamento indoor, che non riguarda solo i materiali con cui sono costruiti gli spazi in cui stiamo, ma è collegato anche alle attività che svolgiamo e gli strumenti che usiamo. Per esempio, la stampante sulla scrivania in ufficio, i detergenti che si usano per le pulizie e, in questo momento, i presidi di sanificazione. Molte persone credono che eventuali problemi nei luoghi chiusi siano correlati all’inquinamento atmosferico. Invece non c’è sempre relazione fra dentro e fuori.
Il dibattito pubblico è ancora rivolto all’edilizia commerciale o istituzionale come gli asili, gli ospedali, le case di riposo su cui si è iniziato a intervenire, ma c’è ancora molto da fare anche con i privati.
Partendo da un concetto: la salubrità dell’aria che respiriamo è invisibile, è necessario renderla visibile misurandola attraverso parametri scientifici per rappresentare cosa accade dentro gli edifici. L’Oms da tempo ha definito il tema della salubrità dell’aria nei luoghi chiusi come un diritto umano, che deve essere trattato come un tema multidisciplinare in cui entrano in gioco diverse questioni: prevenzione, sicurezza, progettazione. Nel caso nostro si deve arrivare a capire la sorgente dell’inquinamento e rimuoverla, negli edifici pubblici così come nelle case private, e dove non è possibile almeno diminuirne la concentrazione migliorando la ventilazione.
Il monitoraggio continuo è fondamentale per capire le differenze che ci sono nelle diverse stagioni, fra il giorno e la notte o verificare cosa accade quando cambia la quantità di persone che fa uso di quei spazi o si svolgono alcune attività. Non è ancora estesa la consapevolezza che trascorriamo il 90 % del nostro tempo in luoghi chiusi e dobbiamo intervenire anche sui nostri comportamenti. Esistono già certificazioni volontarie e molte aziende stanno inserendo il tema della salubrità dell’aria nei luoghi di lavoro o aperti al pubblico, nei propri bilanci di sostenibilità.
Senza dubbio l’Italia è tra i paesi che contribuisce di più alle ricerche scientifiche. Ed esiste una letteratura enorme che certifica l’impatto sulla salute umana dell’inquinamento da interni. Di recente abbiamo svolto un’analisi comparativa della qualità ambientale di 100 uffici di aziende italiane del settore terziario, rispetto a 20 parametri di qualità ambientale – fra cui inquinanti chimici e fisici, campi elettromagnetici ad alta e bassa frequenza, rumore, polveri – e il 20% degli uffici ha presentato un Nuvap Index insufficiente. Sebbene abbiamo lavorato su un piccolo campione è stata una indagine significativa per capire in che direzione andare.
NB: il post non è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione con i soggetti titolari intervistati, l’intervista e i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.
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