- Cambiamento Climatico
I cambiamenti climatici e le api
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Abbiamo intervistato Carlos Cabrera Pérez, ingegnere agronomo laureato in Ingegneria Agricola Universidad Politécnica de Catalunya di Barcellona e con Master in Protezione Integrata delle Coltivazioni all’Università di Lerida.
Attualmente sta scrivendo la tesi di dottorato su “Alternative sostenibili per il controllo delle erbe infestanti nella vigna”
Ci ha spiegato che cosa è il mulching organico (o pacciamatura) e come la difesa organica dalle piante infestanti crea un’interessante economia circolare locale.
La Spagna è il primo produttore europeo di mandorle. Qui se ne producono ogni anno 340.000 tonnellate.
Solo il 40% del frutto però viene consumato, tutto il resto, 104.000 tonnellate, è fatto da gusci che si debbono buttare.
Nella piana di Lerida in Catalogna, e non solo, le aziende sono ben felici di avere qualcuno che, come Carlos Cabrera, si dedica alla ricerca di alternative sostenibili per utilizzare questo sottoprodotto. Lui ha trovato nel mandorlo un potente alleato nella lotta contro le erbe infestanti.
Che cosa è un’erba infestante e perché si deve combattere?
Le piante infestanti sono specie di piante non redditizie che sopravvivono nei terreni arabili, spazi di terreno che gli agricoltori creano per massimizzare la rendita delle coltivazioni. Sono luoghi estremamente difficili per la vita di ogni pianta silvestre. Quelle che si adattano sono dette piante infestati e possono ridurre la produttività delle coltivazioni competendo per lo spazio, l’acqua e i
nutrienti. Noi le studiamo nelle strategie di lotta dei vigneti.
Come si combattono le piante infestanti nella vigna? Il loro controllo è problematico?
Nella zona Mediterranea, tradizionalmente si è conservato il suolo della vigna “pulito” da qualunque erbaccia, soprattutto sotto la linea del ceppo.
Questo per evitare la competizione per i nutrienti e l’acqua, quest’ultima spesso è molto scarsa in estate.
Le erbe infestanti si controllano con prodotti chimici e con le macchine agricole, ma entrambi i metodi hanno dei difetti.
Ci puoi dire di più?
Nel caso degli erbicidi il problema si riscontra nella loro capacità di selezionare le piante resistenti, e ciò cancella l’efficacia del prodotto. Inoltre, possono minacciare la salute del suolo e dell’acqua.
Il controllo meccanico presuppone un grande utilizzo di combustibili perché sono necessari molti interventi durante l’anno per ottenere un buon controllo.
Questo comporta un’enorme impronta di CO2, superiore a quella degli erbicidi, poiché il consumo di carburante è esagerato.
Noi valutiamo alternative a questi metodi tradizionali e ci concentriamo nello studio del mulching organico (pacciamatura).
È qualsiasi composto organico che si immette nel terreno come barriera fisica per impedire lo sviluppo delle erbe infestanti. Ce ne sono di vario tipo: dalla paglia, a diversi cereali o foraggi sino alla corteccia di pino che si ritrova come residuo della gestione forestale.
Il materiale organico apporta un’alta umidità nel suolo e una temperatura più mite sia in estate che in inverno.
Inoltre, mantenendo il terreno coperto, ne evita la erosione, incrementa la materia organica e permette di albergare più vita microbica nella parte superficiale del suolo.
Che prodotti ha utilizzato nei suoi studi?
Confrontiamo due diversi prodotti: i gusci delle mandorle, un sottoprodotto locale, e la corteccia di pino.
Ogni anno nella provincia di Lerida (Catalogna), si producono migliaia di tonnellate di mandorle, quindi, è una maniera facile di disporre di grandi quantità di materiale da utilizzare come mulching.
In questo modo si da un ruolo a un sottoprodotto di scarsissimo valore commerciale.
Inoltre, si contribuisce all’economia circolare e si diminuisce l’impronta di CO2.
Quindi si possono utilizzare materiali diversi in base alla loro disponibilità.
Questa è la chiave. Nel nostro studio abbiamo visto che l’efficacia nel controllo delle erbe infestanti con l’uso della corteccia di pino e dei gusci di mandorle è molto buona e senza differenza tra i due materiali.
La cosa importante, quindi, è valutare quale sia il materiale disponibile in base a ogni regione.
A partire da qui, offrire un’altra opportunità ai sottoprodotti organici disponibili localmente può essere una buona alternativa per contribuire alla diminuzione dei pesticidi e dell’utilizzo delle macchine agricole.
La difficoltà principale è il trasporto del materiale e i costi di installazione. I mulchings affinché siano efficaci e perdurino nel tempo, devono essere deposti con un grosso spessore sopra il suolo e questo comporta che il volume del materiale sia grande e costoso. Per questa ragione insistiamo nell’incentivare lo sfruttamento di sottoprodotti organici locali che siano facili da ottenere.
Cosa farebbe per incrementarne l’utilizzo?
Un agricoltore per prima cosa andrà sempre a privilegiare l’economia della sua azienda, come è logico.
Però i consumatori chiedono sempre di più prodotti di prossimità con una gestione sostenibile, e sono anche disposti a pagare un prezzo più caro se dove sono stati coltivati, sono state realizzate queste azioni.
Quando si scommette su queste tecniche, alla fine si ottiene un impatto positivo nella valutazione dei prodotti da parte del consumatore che saranno disposti a pagare di più.
È necessario realizzare politiche che diano impulso all’economia circolare, il riutilizzo delle risorse, premiare i produttori che scommettono sulle tecniche sostenibili per l’ambiente e promuovere lo sviluppo della tecnologia che aiuti a implementare queste tecniche.
Grazie a Carlos Cabrera Pérez per averci fatto capire cosa è il mulching e le possibili iniziative di economia circolare che si possono creare per realizzarlo.
NB: il post non è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione con i soggetti titolari intervistati, l’intervista e i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.
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