- Cambiamento Climatico
I cambiamenti climatici e le api
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Questione climatica: proseguiamo a illustrarvi il documento ‘Cambiamento climatico. Evidenza e cause’ preparato ed editato dalle istituzioni internazionali Royal Society e US National Academy of Sciences. Nel documento – come ricorderete – vengono poste venti domande su possibili motivi della modifica del clima. Alle domande segue sempre una risposta basata su risultanze scientifiche. Ne abbiamo già illustrate quattro – nei numeri precedenti di Phoresta – e stavolta ci occupiamo della struttura verticale della temperatura atmosferica. Ecco la domanda:
Che cosa ci dicono i cambi nella struttura verticale della temperatura atmosferica – dalla superficie fino alla stratosfera – in relazione alle cause del recente cambio climatico?
Anche in questo caso la risposta è puntuale. Per spiegarla è però opportuno precisare alcuni concetti scientifici che non sono universalmente conosciuti. Intanto definiamo bene che cos’è l’atmosfera. In sintesi. È l’involucro gassoso che circonda un corpo celeste. In particolare l‘atmosfera gassosa terrestre non presenta una struttura omogenea in quanto è divisa in diversi strati. Sono: la troposfera, la stratosfera (che contiene ozono), la mesosfera, la termosfera e l’esosfera. Allora la troposfera è lo strato in cui avvengono quasi tutti i fenomeni meteorologici mentre la stratosfera assorbe in parte i raggi ultravioletti del sole.
Fatte queste sommarie premesse vediamo la risposta al quesito. Partiamo dal concetto che il riscaldamento osservato nella parte più bassa dell’atmosfera e il raffreddamento nella parte più alta della stessa ci forniscono gli approfondimenti chiave circa le cause sottese del climate change. Questo fatto rivela che i fattori naturali da soli non possono spiegare i cambiamenti osservati. Agli inizi degli anni ’60 i risultati da modelli matematici/fisici del sistema climatico hanno dimostrato delle situazioni curiose. E cioè: dapprima per gli incrementi di CO2 indotti dalla presenza umana ci si sarebbe aspettati che questi avrebbero portato ad un graduale riscaldamento dell’atmosfera più bassa (la troposfera) e un raffreddamento ai livelli più alti della atmosfera (la stratosfera). Al contrario invece incrementi delle emissioni solari avrebbero riscaldato sia la troposfera che la intera estensione verticale della stratosfera.
A quel tempo però c’erano dati insufficienti di osservazione per dimostrare questa previsione, ma le misurazioni di temperatura dai palloni meteorologici e i satelliti avevano poi confermato queste iniziali previsioni. Ora si sa che i modelli osservati di riscaldamento troposferico e raffreddamento stratosferico al di là di un periodo passato dai trenta ai quarant’anni è ampiamente coerente con le simulazioni del modello a computer. Un modello che include incrementi in CO2 e decrementi nell’ozono atmosferico, ciascuno causato dalle attività umane. Il modello osservato non è coerente con cambiamenti puramente naturali nell’emissione dell’energia solare, attività vulcanica o variazioni climatiche naturali quali El Niño e La Niña. Nonostante gli accordi tra gli schemi in scala globale di cambi di temperatura atmosferica modellata e osservata, ci sono ancora alcune differenze.
Quelle più rilevanti sono nella troposfera tropicale, dove i modelli mostrano correntemente più riscaldamento di quanto è stato osservato e nell’Artico dove il riscaldamento osservato della troposfera è più grande che nella maggior parte dei modelli.
Photo by: Barbara Dall’Angelo
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