- Carbon Footprint
- Sostenibilità aziendale
Percorsi di sostenibilità nelle aziende (II)
Consigli per le aziende che ci chiedono come affrontare in modo completo e contemporaneo le tematiche legate alla sostenibilità
In un contesto globale in cui la necessità di porre attenzione e rimedio alla crisi climatica è emersa all’attenzione dei paesi, evidenziando il bisogno di ripensare il futuro in ottica di sviluppo sostenibile, si è reso ancora più forte il movimento di sostenibilità legato al’impresa: misurare le performance economiche, sociali ed ambientali e il relativo contributo allo sviluppo sostenibile, collocando la responsabilità sociale d’impresa come metodologia regolatrice e convenzionale.
Sono stati stabiliti degli standard internazionali che permettono di misurare le performance delle aziende in termini non solo di impatto ambientale, ma anche sociale ed organizzativo.
Gli standard di riferimento più conosciuti sono i GRI, la ISO 26000 e l’agenda ONU 2030, ma non sono gli unici. In esse sono contenute le linee guida per scrivere il rapporto o report o bilancio di sostenibilità.
La redazione di una rendicontazione di sostenibilità si basa su principi come:
Quando si parla di sostenibilità si fa riferimento a 3 differenti dimensioni: ambientale, sociale ed economica
ESG è appunto l’acronimo di: Environmental, Social e Governance. Essi sono i 3 pilastri sui quali di basa lo sviluppo sostenibile.
I fattori di valutazione ESG sono il punto di arrivo nella storia della sostenibilità. Non tanto la loro introduzione quanto la loro rilevanza per 4 attori fondamentali: banche, enti (i parametri sono presi in esami per accedere a fondi), capofiliera (quindi clienti b2b) e mercato (sia clienti b2b che b2c)
Molte aziende già adottano buone pratiche su uno o più pilastri della sostenibilità. Nel DNA delle imprese italiane sono già presenti valori quali la solidarietà, l’attenzione alle persone, la salvaguardia dell’ambiente, il mantenimento di condizioni dignitose del lavoro. In sintesi: ad oggi sono tante le aziende che non pongono come unico obiettivo il risultato economico.
Non si può dire la stessa cosa sulla comunicazione di queste iniziative. La rendicontazione di sostenibilità arriva come un obbligo ma diventa una clamorosa opportunità da cogliere per tutte queste realtà che da sempre hanno fatto CSR senza quasi sapere cosa volesse dire questo acronimo.
Circa 50.000 aziende, di cui il 75% situate nell’Area Economica Europea, saranno coinvolte dalla CSRD. Questo segna un notevole incremento rispetto alle sole 11.000-17.000 imprese che erano soggette alla NFRD.
Dal 1 gennaio 2024: le grandi imprese di interesse pubblico (con oltre 500 dipendenti) già soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, con scadenza 2025;
Dal 1 gennaio 2025: per le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di totale attivo) con scadenza 2026;
Dal 1 gennaio 2026: per le PMI e le altre imprese quotate, con scadenza 2027. Ma per le PMI la “finestra” arriva fino al 2028.
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