- Mobilità sostenibile
Legge di Bilancio 2025 e E-Fuels: incentivi e soluzioni per un futuro sostenibile
La Legge di Bilancio 2025, introduce una serie di incentivi significativi per promuovere lo sviluppo sostenibile e l’innovazione nel settore […]
Gran parte dell’inquinamento dell’acqua dipende dai detersivi utilizzati per lavare. Ecco perché come paladini di un mondo pulito – e l’acqua tra l’altro è un bene primario e prezioso e in molte zone del mondo scarseggia – stiamo attenti da anni alle ricerche per i tessuti autopulenti quelli cioè che non hanno bisogno della lavatrice.
Questa nostra attenzione ci ha portato a rilevare due articoli (o meglio un articolo e un post) l’uno argentino (ma ripreso dal quotidiano spagnolo La Vavanguardia) e l’altro italiano. Cominciamo dal pezzo apparso su El Clarin dal titolo ‘L’abbigliamento che non si macchia: come saranno i vestiti che si ‘autolavano per salvare il pianeta’. L’articolo sottolinea che molte marche di abbigliamento stanno ricercando materiali che permettono ai capi di abbigliamento con cui sono realizzati di autolavarsi. Naturalmente si ricorda che in ogni caso deve essere garantita la massima igiene. Questo per salvaguardare il consumatore ma l’obiettivo è anche quello di proteggere la salute del pianeta anche alla luce di quanto abbiamo scritto all’inizio di questo articolo. C’è già una marca di jeans che ha creato dei modelli che non si sporcano perché respingono le macchie. Sarà vero? Supponiamo di sì ma è anche chiaro che è molto difficile convincere il consumatore che le cose stanno proprio così. Per questo un produttore di vestiti che restano puliti anche dopo 100 giorni che li si indossa ha dichiarato nella sua pubblicità: ‘solo chi li prova comprende come funzionano’. Insomma si chiede una buona dose di fiducia, quasi una prova di fede. Un atteggiamento che va contro le numerose azioni di produttori di detersivi che hanno dichiarato per anni l’idea che i vestiti vanno lavati molto spesso. Comunque le ricerche più promettenti sono quelle basate sul fatto che i vestiti acquistano proprietà idrorepellenti o superidrorepellenti come quelle che hanno la foglia del loto o la pelle della pesca. Ci sono poi ricerche che puntano a incorporare nei tessuti nano particelle di rame e argento che – reagendo alla luce solare – agiscono come se fossero cloro distruggendo i batteri che causano cattivo odore e togliendo le macchie comuni. Citiamo infine il post di Francesca Mancuso (apparso su Green Me) che parla sempre di nano particelle e biossido di Titanio (TiO2). Un composto di questi elementi è stato inserito all’interno di un tessuto rendendolo autopulente. Come fa? Il biossido di Titanio avrebbe la capacità di uccidere alcuni microrganismi e quindi anche di eliminare lo sporco. Ma ci sarebbe un ma. Secondo alcune ricerche queste sostanze sarebbero però nocive per l’uomo. Morale: prima di optare per gli abiti autopulenti sciogliamo in maniera definitiva questi dubbi. Altrimenti potremmo cadere dalla padella nelle brace. Però il tema è importante. Ne parleremo ancora, se ci saranno importanti novità.
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Il programma Copernicus dell'Unione Europea rappresenta un'iniziativa all'avanguardia nel campo dell'osservazione della Terra, dedicata al monitoraggio del nostro pianeta e del suo ambiente a beneficio di tutti i cittadini europei. Attraverso l'utilizzo di satelliti e sensori terrestri, aerei e marittimi, Copernicus fornisce dati e servizi informativi in tempo quasi reale, coprendo sei aree tematiche principali: territorio, ambiente marino, atmosfera, cambiamenti climatici, gestione delle emergenze e sicurezza.
Negli ultimi anni, molte città europee hanno adottato il limite di velocità di 30 km/h nelle aree urbane per migliorare la sicurezza stradale, ridurre l'inquinamento e rendere gli spazi pubblici più vivibili. In Italia, Bologna è stata la prima a implementare questa misura, seguita da altre città come Milano e Lodi.