Approfondimenti: donare il 5×1000 a Phoresta Onlus

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Cosa è il 5×1000

 

Il 5×1000 è una legge che permette alle persone fisiche di devolvere ad una associazione una parte della loro irpef, che dovrà essere utilizzato solo per gli scopi sociali. Nel caso di Phoresta per creare boschi della biodiversità e conservare quelli esistenti.

Scrivendo il Codice fiscale 97629540150 di Phoresta nel quadro SCE della dichiarazione dei redditi, del 730 e della precompilata, il Ministero bonificherà a Phoresta, l’anno successivo, una somma pari al 5×1000 della tua irpef, 5 euro ogni 1000 della tua irpef.

Il 5×1000 non è un prelievo aggiuntivo, non è una addizionale e neppure una sovrattassa.

Scegli di destinare il 5×1000 della tua irpef a Phoresta per contribuire a forestare, a mantenere i servizi ecosistemici, ad assorbire CO2 e a produrre ossigeno.

Come dare il 5×1000 a Phoresta?

 

Fai tu il 730, usi la precompilata o fai fare la dichiarazione dei redditi al tuo commercialista o caaf?

In tutti i casi va inserito il quadro SCE, poi si spunta 1 (scelta 1, Volontariato ed organizzazioni non lucrative) infine si inserisce il codice fiscale di Phoresta 97629540150.

Puoi donare il 5×1000 anche se non devi fare la dichiarazione dei redditi o il 730 (perché sei solo pensionato o dipendente).

Scarica il modulo per la donazione del 5×1000, compila, firma e inviacelo via email all’indirizzo info@phoresta.org o cartaceo all’indirizzo Phoresta Ets – Via Torino 15, Milano
SCARICA IL MODULO

Ricordati di compilare le seguenti aree:
• codice fiscale datore lavoro o ente che eroga pensione pagina 1
• codice fiscale Phoresta 97629540150 in alto a sinistra pagina 2
• firma

Provvederemo noi ad inviare la tua scelta direttamente alla Agenzia Entrate.
Non costa nulla è semplice.

Cosa facciamo noi di Phoresta con il tuo 5×1000

 

Useremo il tuo 5×1000 unicamente per realizzare boschi della biodiversità in Italia: in particolare il Bosco della Biodiversità di Bologna, dal 2021 anche il Bosco della biodiversità ad Avolasca (AL).

Creare boschi della biodiversità è una azione che ne genera altre automaticamente e continuativamente: gli alberi assorbono CO2 per almeno 100 anni, rilasciano ossigeno, si crea lavoro locale stabile per almeno 5 anni per la piantumazione, manutenzione, irrigazione. Senza più il bisogno del lavoro degli uomini continuerà ad assorbire CO2 e rilasciare ossigeno, conserverà la fertilità del terreno, previene stabilmente il dissesto idrogeologico, favorirà le piogge e migliorerà stabilmente il microclima.

Gli alberi lavorano ogni giorno, tutti i giorni, tutti i mesi per decenni: non esiste un lavoratore così continuo, pervicace, costante, come un albero. Lavora e offre servizi ecosistemici per tutti: acqua, aria pulita, assorbimento della CO2, produzione di ossigeno. Non costa 1 euro a nessuno.

Preservare i boschi dal taglio programmato o ritardare i tagli ha gli stessi benefici di crearne uno ex novo.

Il denaro della conservazione van direttamente al proprietario del bosco che, con l’intervento scientifico ( monitoraggio e controllo stato fitosanitario) del Parco o della Riserva che tutela il bosco, li usa per il monitoraggio, la pulizia, etc.

Le aree sboscate nelle Riserve o nei Parchi possono esser anche di proprietà privata, ma con la istituzione del parco o riserva vengono sottoposti a controllo, monitoraggio, cura.  Il controllo è un controllo scientifico non da sceriffi: si controlla crescita, stato sanitario, sviluppo malattie, ecc.

La natura giuridica del contributo del “cinque per mille”

 

Ricordiamo qui i tre provvedimenti che ne hanno definito la natura giuridica.

Il primo è la sentenza n. 202/2007 della Corte Costituzionale, con cui viene esclusa la natura fiscale del beneficio del cinque per mille, non essendo quindi tali quote qualificabili come entrate tributarie. Il titolo di acquisto della quota del cinque per mille da parte dell’Erario, infatti, si trasforma a seguito della dichiarazione di volontà del contribuente che abbia deciso di destinare la quota al finanziamento ai soggetti da lui indicati, svolgenti attività ritenute meritevoli dall’ordinamento e inclusi in apposite liste. Lo Stato diviene, pertanto, mandatario necessario ex lege e deve corrispondere la somma ai soggetti indicati.

Il secondo provvedimento è il parere decisorio del Consiglio di Stato n. 2627/2011, reso nell’adunanza del 14 novembre 2012 in sede di ricorso straordinario, con il quale il cinque per mille non è qualificato come liberalità del cittadino, ma derivante da una scelta dello Stato di consentire la destinazione di una parte delle sue spettanze a enti che svolgono un ruolo sussidiario in materia di politiche sociali.

Il terzo è la sentenza della Cassazione Civile Sez. Unite n. 24964/2017 che, sulla scia della sentenza della Corte Costituzionale n. 202/2007 ribadisce la natura non tributaria del beneficio del cinque per mille e ne deriva la non competenza rationae materiae del giudice tributario. Per effetto della scelta del contribuente infatti, la quota del 5 per mille perde la natura di entrata tributaria e assume quella di “provvista” versata obbligatoriamente all’erario per finanziare enti ritenuti meritevoli di sostegno economico. In aggiunta, la sentenza, osservando come il potere esercitato dall’Amministrazione finanziaria abbia natura vincolata, esclude pure la competenza del giudice amministrativo, riferendo la questione a quello ordinario.

Come fai a sapere come sono usati i soldi del 5×1000 ricevuti da Phoresta?

 

L’importo ricevuto denaro ricevuto da Phoresta tramite il 5×1000 è pubblicato nel sito del Ministero Sviluppo economico.

Gli importi e il loro uso,  dal 2015 e fino al 2019 (ultimo anno in cui sono stati erogati) li trovi al seguente link 

Infatti per legge chi riceve il 5×1000 deve compilare entro l’anno successivo, un rendiconto con le somme ricevute ed il loro utilizzo e una relazione che deve illustrare l’uso delle somme, gli interventi/progetti realizzati con quelle somme e il dettaglio dei costi inseriti nel rendiconto e  lo deve pubblicare nel suo sito.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è il soggetto competente per vigilare sul corretto utilizzo del 5×1000.

Da dove si vede la destinazione e l’uso del 5×1000?

 

Per legge chi riceve il 5×1000 deve compilare entro l’anno successivo, un rendiconto con le somme ricevute ed il loro utilizzo e una relazione che deve illustrare l’uso delle somme, gli interventi/progetti realizzati con quelle somme e il dettaglio dei costi inseriti nel rendiconto. Deve poi pubblicarli sul suo sito, come fa Phoresta nella pagina dedicata agli enti terzo settore.

Chi controlla l’utilizzo del 5×1000?

 

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è il soggetto competente per vigilare sul corretto utilizzo del 5×1000.