Phoresta / News  / Economia Circolare  / Il cittadino può orientare gli acquisti verdi. Grazie ai CAM.

Intervistiamo Silvano Falocco, economista ambientale esperto di acquisti verdi della pubblica amministrazione fondatore e responsabile della Fondazione Ecosistemi. (Silvano Falocco è stato relatore alla tre giorni sulla Economia Circolare promossa da Phoresta a Reggio Emilia lo scorso mese di ottobre)

DOMANDA: Proviamo a procedere con ordine per illustrare cosa sono gli acquisti verdi, perché sono tanto  importanti per i cittadini e per il sistema imprenditoriale che fa futuro.

R-La pubblica amministrazione, PA, e le aziende partecipate,  quando redigono  il capitolato per un appalto debbono indicare i CAM (Criteri Minimi Ambientali). Il GPP, green public procurement, gli acquisti verdi cioè, sono obbligatori in Italia in base all’Art 34 del codice degli appalti, mentre nel resto dei paesi UE ancora no.  Questo non vuole dire che l’Italia ha burocratizzato anche la sostenibilità. I CAM aiutano tutti gli utenti dei servizi pubblici, a usufruire  di standard minimi di sostenibilità ambientale,  la scuola ad esempio,  che fa il bando per l’acquisto della carta mette l’obbligo che questa non provenga da tagli illegali. I CAM spingono le imprese verso l’innovazione e lo sviluppo; la loro adozione determina la riduzione dei costi monetari di produzione e distribuzione; con i CAM si fa futuro. I CAM vengono approvati ed aggiornati dal Ministero dell’Ambiente (ndr: per elenco completo vedi http://www.minambiente.it/pagina/i-criteri-ambientali-minimi#1). I CAM diventeranno obbligatori in tutti gli Stati dell’Unione Europea. Ogni Stato potrà stabilire solo il come, ma le regole saranno fissate per tutte le PA e quindi riguarderanno tutte le imprese che parteciperanno ai bandi della PA. E’  evidente che le imprese italiane che rispettano  i CAM si troveranno molto avanti rispetto a tutte le altre.

DOMANDA: ci può spiegare perché i CAM, criteri minimi ambientali, aiutano i cittadini? E poi: cosa possiamo fare noi utenti dei servizi pubblici, per la sostenibilità ambientale?

R-I CAM nei fatti, sono l’insieme di kit e procedure  per produrre e distribuire i beni e offrire i servizi:  riducono i costi  monetari di produzione e distribuzione, aumentano la sostenibilità delle attività economiche, e riducono le emissioni di gas clima alteranti, le cosiddette esternalità negative. Per il cittadino i CAM non esistono. Ma quando impara che esistono può agire facendo monitoraggio civico cioè ad esempio, controllando che il proprio Comune applichi il GPP nei bandi di gara. Pensate ad esempio ai mobili senza formaldeide, e alla  carta non da tagli illegali. Tu cittadino puoi verificare che  il tuo Comune metta i CAM nelle gare di appalto, così oltre alla sostenibilità, impari che sta risparmiando denaro quindi potrai fare azioni collettive, se vuoi, per chiedere la riduzione delle tariffe o l’aumento del verde pubblico.  Se nei bandi non c’è il richiamo obbligatorio ai CAM  il cittadino o le associazioni lo possono segnalare all’ANAC. Un’associazione che tutela il verde locale e vuole agire contro il disboscamento delle foreste pluviali, verifica la presenza dei CAM nei bandi per l’acquisto di mobili. Quindi in concreto lavora per ridurre la deforestazione, anche se un cittadino europeo e la foresta pluviale sembrano privi di “relazioni”. L’adozione dei CAM porta benefici economici, ecologici e alla salute delle persone. Ribadisco: cittadini e imprese non ne hanno contezza.

DOMANDA: abbiamo accennato al fatto che i CAM aiutano le imprese a crescere oltre che a risparmiare: possiamo fare qualche esempio?

R-Va detto che una gestione solo manageriale cioè in cui le variabili usate sono solo quelle economiche, impedisce di “capire” le potenzialità economiche reali e di adeguare la catena di fornitori ai CAM. Usare i CAM ti “costringe” ad esempio, a valutare il  rischio paese. Penso alla Sofidel che  acquista la cellulosa in tutto il mondo e deve considerare non solo il prezzo e la qualità ma anche dove compra per evitare di pagare di più in caso di problemi in uno Stato che possano interrompere le forniture.

DOMANDA: POSSIAMO  DIRE CHE CON LA ADOZIONE GENERALIZZATA DEI CAM SI CAMBIA ANCHE  LA POLITICA INDUSTRIALE?

R-Va detto a chiare lettere: la PA con gli appalti fa politica industriale. Adottare i CAM significa indirizzare tutta l’economia verso la sostenibilità e l’efficienza, quella vera. Il vantaggio dei CAM è semplice: ci dicono cosa deve essere la sostenibilità e le soglie così poi fai tu l’innovazione: tu imprenditore, tu università, tu ente museale etc. La industria  4.0 continua una vecchia storia “burocratica”: ti dico io, legislatore,  come devi fare l’ innovazione e ti controllo con autorizzazioni, certificati e nulla osta. Ma come deve essere l’innovazione non può dirlo chi fa le leggi. Le prime leggi ambientali in Italia dicevano cosa dovevi fare, poi se la tua tecnologia era conforme, ti davano il certificato o l’autorizzazione, insomma una carta. Ma, dico io: come fai tu legislatore, parlamentare, a sapere cosa è l’innovazione?  Davvero così si crede di fare politica industriale? La industria 4.0 appartiene a questa maniera di fare politica industriale. Al contrario: se si adottano i CAM si promuovono le innovazioni di tutti, in tutti i settori produttivi e queste poi vengono “messe a sistema” e fanno lobby positive.

DOMANDA: LOBBY POSITIVE? INTENDE REALTA’ IMPRENDITORIALI CHE AGISCONO PER PRODURRE IN MODO SOSTENIBILE o POI FANNO PRESSIONI “positive”?

R-Sì. Va detto che ci sono lobby positive, che fanno futuro,  che lavorano, inventano, cambiano processi produttivi e rivedono la loro catena di forniture con l’obiettivo che ciò che stanno facendo diventerà CAM. Se ho brevettato lampade a basso consumo che contemporaneamente riducono la carica batterica, il beneficio sarà per ospedali, scuole, teatri ed io imprenditore e potrò fare pressione al Ministero della Salute o tra i decisori sanitari affinché queste due caratteristiche della lampada diventino CAM nelle future gare di appalto.  Se voglio che lo sport diventi sostenibile vedo che l’attività di Sara Gabriella Franzoni è votata a trovare kit per lo spettatore sostenibile e a sviluppare procedure per ridurre l’impatto della CO2 (NDR: gas a effetto serra clima alterante prodotto da uso di gas, carbone e petrolio).  Se voglio che il cinema diventi sostenibile penso all’attività di Nevina Satta che sta divulgando e facendo adottare criteri ambientali per fare i film, anche  realizzando corsi di formazione per segretari/e di produzione.

Se penso all’impulso alle economie locali che danno i criteri ambientali adottati nell’edilizia penso al lavoro straordinario di Daniela Ducato con la lana di pecora per la sua Sardegna.

DOMANDA: nel  vostro lavoro decennale come vi siete rapportati/confrontati con le associazioni di categoria, Confindustria ad esempio e con le associazioni sindacali? Hanno inteso la valenza, l’utilità, i benefici collettivi e per i propri associati del GPP?

R-Per quanto abbiamo visto Confindustria non va ai tavoli del Ministero dell’Ambiente. I sindacati francamente non li abbiamo mai visti. Oppure quando partecipano gli atteggiamenti in  generale sono soprattutto ostativi, mi vengono in mente i tavoli per la ristorazione collettiva.

Domanda: continuiamo a parlare di GPP e dei CAM e vediamo cosa fa Fondazione Ecosistemi.

R-Fondazione Ecosistemi si occupa principalmente di due cose. La prima è assistere e formare il  personale  della PA a fare piani di azione per GPP e a sapere produrre una gara di appalto che tenga conto dei CAM. La PA in  generale non ha contezza di quanto sarà il  risparmio in termini di costi monetari. Fondazione Ecosistemi oramai è un leader in Italia: abbiamo vinto un bando del  Ministero dell’Ambiente per fare formazione alla PA proprio perché impari a  fare i bandi con i CAM. Senza formazione succede a volte che la PA prende i CAM e fa copia incolla  nei bandi, ma davvero non è  corretto né produce effetti. Riprendo gli esempi di prima e ne faccio anche di nuovi: se c’è un bando per la  fornitura di mobili per una scuola e viene richiesto che il legno sia certificato, significa che non ci sarà formaldeide che è dannosa per salute; se nel  bando per rifare il manto stradale ci sono i CAM l’asfalto verrà fatto a  freddo o a meno di 70 gradi e questo significa che la salute dei lavoratori viene tutelata. Se il bando riguarda l’acquisto di siringhe monouso con il CAM dovranno essere fornite quelle che riducono la trasmissione batterica e non solo quelle che costano meno.

La seconda cosa di cui si occupa Fondazione Ecosistemi è la revisione ambientale della catena di forniture per le imprese che vogliono partecipare agli appalti della PA dove ci sono i CAM e ridurre i loro costi. L’impresa che diventa pronta per i bandi con i CAM riesce anche a ridurre stabilmente i costi aziendali  quindi diventa davvero competitiva.

Stiamo poi iniziando a occuparci di un’altra questione: fare imparare alle imprese e alla PA a sapere mostrare il  possesso dei requisiti ambientali. Un’impresa che partecipa a un appalto deve sapere che certificazioni e marchi vanno allegati per dimostrare il  possesso dei requisiti ambientali e la PA deve imparare a riconoscerne la veridicità. Il nostro lavoro futuro sarà quello di creare un’architettura cognitiva per saperli riconoscere.

DOMANDA: Fondazione Ecosistemi organizza ormai da dieci anni a Roma Forum Compraverde – Buy Green. Di cosa si tratta e che obiettivi ha raggiunto?

R-Sì. Il Forum Compraverde ha raggiunto una dimensione quantitativa e qualitativa importante. E’ oramai una manifestazione internazionale con tre tipi di partecipanti: le PA nazionali e regionali che vengono per offrire una vetrina e per partecipare ai nostri corsi formativi, una vera e propria GPP academy;  le aziende che applicano  i CAM anche se non sono PA, quali Terna, Enel; infine le imprese fornitrici che partecipano agli appalti . Ci teniamo a  dire che quelle che partecipano sono selezionate. Va detto che la manifestazione è aperta al pubblico che può venire a conoscere le imprese che fanno il cambiamento.

Ma non ci fermiamo qui. Il  prossimo primo marzo terremo a Roma, dalle 9 alle 13 presso lo Spazio Europa via IV Novembre 149, l’evento di lancio del progetto GreenFEST rivolto a chi organizza eventi culturali finanziati, promossi e gestiti dalla PA.

Ringraziamo Silvano Falocco per l’intervista e per averci introdotto a un mondo davvero green dove l’Italia sta inventando il futuro.