La mobilità sostenibile è in movimento

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Questa volta intervistiamo un personaggio di grande rilievo che si occupa di alcuni dei temi che affrontiamo abitualmente: la mobilità sostenibile; il disinquinamento; i tipi di fossil fuels e il loro impatto sull’ambiente e la decarbonizzazione.  E’ l’ing Carlo Coluccio esperto di mobilità sostenibile ed ex responsabile scientifico di Reggio Emilia Innovazione (REI).  Ha partecipato come relatore all’evento Signora Spazzatura cioè la tre giorni organizzata – tra gli altri – da Phoresta nel 2017 a Reggio Emilia. Nel corso dell’intervista i temi affrontati erano diversi, dilatando la lunghezza della intervista. Abbiamo allora deciso di spezzettarla in diverse puntate. Cominciamo allora con la mobilità sostenibile.

D – Buongiorno ing Coluccio allora di cosa si occupa principalmente?

C- Da diversi anni di mobilità sostenibile.

D-Esiste una definizione internazionale di mobilità sostenibile?

C- Certo ma cerchiamo di spiegarla in maniera comprensibile. Allora: mobilità sostenibile è la sintesi di quello che si vorrebbe avere in termini di controllo delle emissioni cioè la messa in pratica di buoni propositi espressi nel 1997 durante l’incontro di Kyoto. (NDR- poi tale incontro ha portato all’accordo internazionale del Protocollo di Kyoto) e alla conferenza sul clima della COP21 di Parigi. Quindi riassumendo prima l’accordo di Kyoto e poi quello di Parigi. Sono nate grandi aspettative perché si parlava della riduzione delle emissioni entro il 2020; in realtà qualcosa che è più utopico che realizzabile. In verità di fronte a situazioni così preoccupanti in termini di emissione di CO2 non basta rallentare l’aumento delle emissioni ma occorre ridurle drasticamente.

D- Per mobilità si riferisce a tutti i mezzi di trasporto come automezzi, camion etc?

C- La definizione comprende anche i treni. In realtà per le lunghe percorrenza i treni sono elettrici ma per piccoli tratti ci sono ancora diversi treni a gasolio. Mi riferisco a quelli usati a livello provinciale.Si chiamano littorine, piccoli treni ancora utilizzati per brevi collegamenti tra paese e paese. (NDR – Questi treni che si diffusero largamente negli anni 30 ricordano dal nome stesso il fatto che furono ideati e costruiti durante il regime fascista.) Anche in provincia di Reggio Emilia ce ne sono ancora oggi in circolazione.

D- Quindi a parte i treni – che oggi sono sempre più spesso elettrici – quando ognuno di noi si sposta utilizza normalmente dei mezzi che usano fossil fuels cioè benzina o gasolio o gpl. Insomma si emette della CO2…

D- Facciamo una precisazione: anche i veicoli elettrici hanno un impatto sull’ambiente, in particolare quelli la cui energia viene prodotta con fonti non rinnovabili. In Italia abbiamo la grande fortuna che l’energia elettrica viene prodotta attraverso le risorse idriche di cui disponiamo… le famose dighe che ci permettono di ottenere l’energia idroelettrica.  La nostra conformazione orografica ce lo consente. Altri paesi producono energia in maniera ancora peggiore da un punto di vista ambientale. Penso ad esempio alla Cina dove buona parte della energia elettrica è prodotta con il carbone. In quel caso l’uso di veicoli elettrici comporta comunque un miglioramento dell’ambiente. Mi riferisco ovviamente ai tubi di scappamento che emettono l’inquinante. Queste emissioni andrebbero controllate attentamente soprattutto quando le auto utilizzano un combustibile fossil fuel.

D- Allora la soluzione ideale è l’idrogeno?

C- L’idrogeno è il combustibile idoneo per alimentare le fuel cells. Queste di fatto sono dei dispositivi attraverso i quali l’idrogeno produce energia elettrica e il risultato finale è energia elettrica e acqua.

D- Chi fa questo? E’ una tecnologia del futuro…

C- Il problema è produrre l’idrogeno ma esistono già dei veicoli in produzione. E si possono già acquistare. In Italia c’è solo un distributore di Idrogeno a Bolzano ed esistono dei veicoli che usano questa tecnologia come la Toyota Mirai. Anche la Hyundai produce un suv a idrogeno. E’ un veicolo a fuel cells con un costo, credo, di 60.000€. Più o meno il prezzo delle auto elettriche all’inizio. Insomma una follia. Però se entrano in produzione su larga scala il costo potrebbe scendere.

D- A proposito di costo: produrre l’idrogeno è oneroso?

C- Adesso sì, abbastanza. Ma nel medio periodo si dovrebbe spendere di meno.

D- Bisognerebbe usare sistemi pubblici o privati?

C- Questa è una bella domanda. Bisognerebbe vedere chi riesce ad ottenere una tecnologia che sia efficiente. Qualcosa si muove. Per esempio: uno spin off della Università di Reggio Emilia ha iniziato la produzione dell’idrogeno da fonti rinnovabili. Sono progetti che possono essere sviluppati. Ce ne sono vari allo studio. A mio avviso con questa strada è possibile realizzare un sistema efficiente che sia anche più vicino a quella che è la nostra percezione della mobilità veicolare rispetto al sistema a batterie (veicoli elettrici). In pratica bisognerebbe avere un sistema di ricariche lungo le strade mettendo delle centraline da 150Kwh. Attualmente per il pubblico normale non è pensabile andare in giro con un veicolo elettrico. Certo ci sono quelli della Tesla ma costano oltre centomila euro l’uno…

Per il momento ci fermiamo qui. Sul tema della mobilità sostenibile abbiamo capito qualcosa di più. Ma, come abbiamo detto, l’intervista dell’ing Coluccio affronta altri temi. Li esporremo nelle prossime puntate.

Ing. Carlo Coluccio