La scoperta dell’acqua calda!Storia di FRI-EL Greenpower

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Intervista ad Alessio Orlandi Responsabile Commerciale di FRI-EL Greenpower

D-Da dove nasce Fresh Guru?
R-Fresh Guru fa parte di un gruppo chiamato FRI-EL greenpower di proprietà della famiglia Gostner che possiede numerosi impianti per la produzione di energia pulita: 13 centrali idroelettriche, 32 centrali eoliche, 24 centrali di biogas. Dalla fermentazione delle biomasse organiche (mais) si produce metano che è utilizzato come combustibile per scaldare l’acqua che farà funzionare delle turbine, generando energia elettrica. Uno dei prodotti di scarto di questo procedimento è l’acqua calda  energia gratuita e pulita. Come utilizzare questa fonte energetica? I tre fratelli ebbero l’idea di usarla per alimentare delle serre e produrre pomodori. Tutta l’energia che si poteva produrre non andava sprecata. Il primo impianto pilota di 1,6 ha è stato costruito a Crevalcore (BO) in cui è stata sperimentata la coltivazione del pomodoro. Tra il 2015 e il 2017 abbiamo costruito due serre a Ostellato (RA) ognuna rispettivamente di 5,4 ha vicine a impianti preesistenti di biogas. Il nostro obbiettivo è quello di ampliarci raddoppiando la superficie coltivata. Con la nostra attuale produzione di biogas possiamo pensare di raggiungere i 200 ha di superficie coltivata.

D-A quali mercati è destinato il vostro prodotto?
R-Più della metà della nostra produzione è destinata alla Germania e all’Austria. Anche se l’idea all’inizio era ben diversa. Pensavamo di vendere principalmente in Italia, perché ogni anno si importano 130.000 tonnellate di pomodoro da Spagna, Olanda e Marocco (dati ISMEA), pensando  di iniziare a colmare un vuoto nel nostro mercato nazionale.

D-Con quali paesi l’Italia si contende il mercato del pomodoro?
R-In termini quantitativi i competitor sono Spagna e Olanda, in quanto l’Italia, nonostante sia un paese produttore, sta abbandonando anno dopo anno la coltivazione di pomodoro a grappolo, specializzandosi in prodotti premium.

D-Quali sono i punti di forza della vostra azienda?
R-Trattando prodotto fresco la nostra forza sta nel poter garantire un prodotto certamente fresco ma  con lo stesso standard qualitativo 365 giorni all’anno. In più la nostra posizione strategica ci consente di consegnare i pomodori con almeno due giorni di trasporto in meno  rispetto a quelli provenienti dal sud Italia e dalla Spagna, che si traduce in due giorni in più di shelf life  in punto vendita.

D-La vostra azienda inoltre può vantare importanti certificazione di interesse ambientale;  può dirci di più al riguardo?
R-Abbiamo da poco ricevuto due certificazioni dal CSQA (NDR- società di certificazione nei settori dell’agroalimentare e primo ente italiano accreditato nell’agroalimentare), il “Water footprint” e la “Valutazione del Climate Change”.

Il primo certifica l’impatto che un ciclo di produzione ha sull’acqua, in termini di consumo e d’inquinamento. Con il nostro sistema di coltivazione riusciamo a risparmiare il 60-70% di acqua rispetto a una tradizionale in campo. L’acqua che la pianta non assorbe infatti, viene raccolta, filtrata e riutilizzata. Non alteriamo il livello delle falde acquifere perché la nostra unica fonte idrica proviene da bacini di raccolta dell’acqua piovana. Grazie a questi sistemi siamo autonomi anche in periodi di prolungata siccità, come è stato in Dicembre 2018.

Anche i concimi sono misurati e utilizzati solo in quantità necessarie alle piante, niente viene riversato nell’ambiente.

Non utilizziamo pesticidi, se non per casi di estrema necessità,   perché siamo in un ambiente protetto in cui nessun insetto riesce a entrare. Non abbiamo malerbe perché coltiviamo su suolo artificiale quindi non usiamo erbicidi. Questo annulla anche l’effetto deriva, quel fenomeno per cui un prodotto chimico viene trasportato dal vento o dall’acqua nell’ecosistema. Non trattiamo con fungicidi perché l’umidità dell’ambiente è controllata e i funghi patogeni non riescono a svilupparsi. Insomma nessuna molecola chimica viene immessa all’esterno delle nostre serre.

D-E per quanto riguarda il “Climate Change”?
R-Valuta la quantità di emissioni di CO2 dell’intera filiera produttiva. Diminuiamo sensibilmente anche le emissioni di CO2 perché tutta quella prodotta dai nostri impianti di biogas viene trattenuta e immessa nelle nostre serre e utilizzata dalle piante.

D-Perché trattenete la CO2 in serra? Alle piante cosa serve?
R-È il loro carburante. Senza di essa non potrebbero fare la fotosintesi e quindi accrescersi e produrre frutti. Data la grande densità di piante presenti nelle nostre serre dobbiamo somministrare CO2 affinché possano crescere e produrre normalmente. In pieno campo questa densità di vegetazione non consentirebbe alle piante di crescere. Diversamente si dovrebbero comprare bombole di CO2, noi usiamo quella che produciamo. Un altro esempio di economia circolare.

Inoltre, siamo stati selezionati da ISMEA per far parte dell’Atlante italiano dell’economia circolare. È un portale dove aziende e cittadini possono trovare realtà imprenditoriali che applicano i principi dell’economia circolare. È uno strumento pensato per sensibilizzare i consumatori e per orientarli verso un mercato più ecosostenibile.

D-E per quanto riguarda il consumo di luce elettrica? Vedo dei LED nelle vostre serre.
R-Sono particolari LED sviluppati da una società che si chiama C-LED in collaborazione con l’Università di Bologna. I tempi di funzionamento sono regolati in base alla quantità giornaliera di luce solare. Non si rischia di mantenerli in funzione più di quando non sia necessario. Tutta l’energia che produce è assorbita dalle piante, perché emettono solo le lunghezze d’onda che la pianta è in grado di assorbire. Nessuno spreco energetico.

D-Nella vostra azienda coltivate i pomodori con una tecnica chiamata idroponica, in che cosa consiste?
R-Per idroponica si intende un tipo di coltivazione in cui il suolo è sostituito da terreni artificiali su cui le piante vengono coltivate. Come ad esempio: la vermiculite, la fibra di cocco, la lana di roccia o la zeolite. Nella nostra azienda utilizziamo la lana di roccia, un materiale completamente inerte ottenuto dalla roccia.

D-Che vita utile ha la lana di roccia?
R-Non ha una data di scadenza e può essere utilizzata un numero infinito di volte. Noi la cambiamo alla fine di ogni ciclo produttivo, cioè ogni dieci mesi.

D-Tolto il suolo, tolti anche i problemi legati alla sua gestione.
R-Si. Infatti sono eliminati gli erbicidi e i nematocidi dal nostro ciclo produttivo.

D-Le  piante sono prodotte da voi?
R-No. Per questo ci affidiamo a ditte olandesi, dove  esistono vivai che producono  piante di pomodoro certificate per l’assenza di virosi.

D-Insomma, siete davvero biologici…
R-Esatto! Basta pensare che siamo in grado di utilizzare i bombi per impollinare i fiori del pomodoro. Questa operazione nelle serre è eseguita meccanicamente, proprio perché gli insetti impollinatori sono estremamente suscettibili ai prodotti chimici e non riescono a sopravvivere. E qui abbiamo la beffa: pur essendo a tutti gli effetti un’azienda biologica non possiamo avere la certificazione Bio, perché è pensata solo per le coltivazioni in suoli normali. Anche se la salubrità dei nostri ambienti e dei nostri prodotti è chiarissima e l’impatto sull’ambiente è praticamente zero.

Ringraziamo Alessio Orlandi che ci ha chiarito molte cose sulla coltivazione idroponica. Lo risentiremo sicuramente su questi temi anche in futuro.

https://www.fri-el.it/

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