Estinzione delle piante: abbiamo perso più di 500 specie

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Estinzione delle piante: perse più di 500 specie

Anche le piante piangono. Insieme a noi
Sappiamo da tempo che molte specie animali – soprattutto varie specie di insetti – si stanno estinguendo. I danni all’ecosistema sono evidenti e rilevanti. Ora però apprendiamo – tramite Blasting News – che lo stesso fenomeno sta riguardando anche le specie vegetali. Anche molte piante dunque si stanno estinguendo e a una velocità maggiore di quella che riguarda gli animali. A questo proposito è stato fatto un censimento durante una ricerca combinata dall’orto botanico di Londra e l’Università di Stoccolma. In effetti la velocità di sparizione di specie vegetali sarebbe due volte maggiore rispetto a quelle di uccelli, mammiferi e anfibi.

Ricerca su Nature

La ricerca di questa estinzione delle piante è stata pubblicata sull’autorevole rivista Nature sezione Ecology ed evolution.

Come si è svolto questo studio? Partendo da un dato incontrovertibile cioè i dati raccolti nei principali musei del mondo. Dati che parlano chiaro: negli ultimi 250 anni si sono estinte 571 specie di piante. L’estinzione di alberi e arbusti è avvenuta proprio nelle regioni caratterizzate da una maggiore biodiversità.

Tra le specie estinte ricordiamo tra le altre, quella dell’albero del sandalo cinese utilizzata per il suo legno profumato. Una curiosità: l’ultimo avvistamento di un esemplare di questo albero si è avuto sull’isola di Robinson Crusoe nel 1908. E’ un’isola che si trova nell’Oceano Pacifico in Cile che potrebbe aver ispirato il romanzo di Daniel De Foe.

Altra specie scomparsa è la Thismia americana, una pianta fiorita descritta da Norma Etta Pfeiffer (NDR – famosa botanica americana) che cresceva nelle zone umide del lago Calumet di Chicago. E si potrebbe continuare a lungo a elencare specie ormai introvabili.

Le cause del fenomeno dell’estinzione delle piante

Quali sono le cause della estinzione delle piante? Naturalmente diverse ma la ricerca dell’orto botanico insiste in particolare sulla presenza e sull’azione dell’uomo. Non dimentichiamo però che i contraccolpi sull’ecosistema sono dannosi proprio per la razza umana. Su tali danni esistono numerose ricerche ma qui possiamo ricordare un’approfondita indagine di un ente intergovernativo il Intergovermental Panel on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES).

Per l’esattezza l’IPBES è un’organizzazione intergovernativa istituita per migliorare l’interfaccia tra scienza e politica in materia di biodiversità e servizi eco sistemici. Tra i fondatori dell’IPBES spicca l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Il report su questa ricerca si sviluppa in ben 1.800 pagine e ed è stato realizzato grazie alla documentazione fornita da 400 esperti mondiali di oltre cinquanta paesi.

Lo stesso WWF ha ripreso e diffuso questo documento sottolineando che l’azione distruttiva dell’uomo sulla biodiversità è stata definita (dalla stessa IPBES) assolutamente ‘senza precedenti’. Chi ha orecchi e occhi per intendere intenda.