Inquinamento indoor: intervista al prof. Gianluigi De Gennaro

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inquinamento indoor de Gennaro

Cosa è l’inquinamento indoor, come ci coinvolge e cosa possiamo fare per contrastarlo?
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di chiederlo a uno dei massimi esperti della materia in Italia, il professor Gianluigi de Gennaro.
Il professor de Gennaro è Docente di Chimica dell’Ambiente presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari A. Moro, ed è Presidente del Centro d’Eccellenza per
l’Innovazione e la Creatività e coordinatore del BALAB , contamination lab dell’Università di Bari. Componente della Commissione VIA-VAS del Ministero dell’Ambiente.

D. Partiamo dalla definizione di inquinamento indoor per chi non ha mai sentito parlare.

De Gennaro. L’inquinamento indoor è l’inquinamento dell’aria che respiriamo negli ambienti chiusi. Il 90% del nostro tempo attualmente avviene indoor, al chiuso.
Si pensa che l’aria che respiriamo all’ interno, indoor, sia più sicura di quella che respiriamo all’esterno, in realtà non è esattamente così.
All’interno si trovano dei contaminanti che spesso non sono noti e che variano molto date le diverse condizioni in cui vivono i vari soggetti.

Se è noto a tutti che il fumo delle sigarette fa male e inquina l’aria degli ambienti, non siamo altrettanto consapevoli delle tantissime emissioni dei materiali che portiamo in casa.

D. Ma perché in Italia non c’è questa consapevolezza?

De Gennaro. In generale in Europa ormai il concetto di inquinamento indoor è abbastanza diffuso, ma non molto in Italia.
In Francia, ad esempio, c’è una politica repressiva che vieta direttamente l’uso di materiali che emettono sostanze pericolose.
In Germania, al contrario, i prodotti che si vendono hanno i marchi che garantiscono l’assenza di sostanze pericolose, ed è quindi il consumatore finale a scegliere cosa usare e comprare.
In queste due nazioni, quindi, c’è una cultura diffusa anche tra i consumatori di ciò che può essere nocivo.
In Italia abbiamo una sovra cultura, siamo poco aperti alla revisione di concetto acquisiti. Noi pensiamo che l’aria fuori sia peggio di quella interna. Gli altri paesi, invece, si mettono in
discussione.
Ovviamente i paesi del Nord Europa, come Belgio e Danimarca sono molto avanti in questo tipo di studi perché tradizionalmente passano più tempo al chiuso. Ma oggi anche le abitudini di noi italiani sono cambiate e passiamo tantissimo tempo indoor.
Stiamo facendo man mano un lavoro di sensibilizzazione sul tema, ma ancora non esiste un quadro normativo.

D. Che tipo di sostanze possono essere dannose?

De Gennaro. Ad esempio, la formaldeide che si trova in tantissimi oggetti come pannelli di legno, plastiche e altro.
Possono emettere sostanze pericolose le vernici, gli impregnanti delle pelli, i prodotti per l’igiene corporale e per la casa, i vestiti, le scarpe da ginnastica, i cosmetici.
Anche la stessa cottura dei cibi può portare ad un inquinamento indoor, i fumi della cottura restano nell’aria. Il barbecue, la frittura, il latte che si versa e si che brucia sulla piastra sono tutti elementi di combustione, che creano dei fumi che si volatilizzano e restano nell’aria, impregnano gli ambienti.
Il cosiddetto odore di chiuso nelle case, o l’eccessivo odore di nuovo, sono un indizio dell’elevata concentrazione nell’aria di alcune molecole emesse da materiali che sono rimaste confinate nell’ambiente interno.
Chi ha un caminetto deve stare attento e essere sicuro che abbia un buon tiraggio e che il materiale da ardere non abbia sostanze nocive.
Incensi, vaporizzatori, stecchini profumati possono essere realizzati con materiali potenzialmente pericolosi. Non ci sono ancora molti dati ma dobbiamo capire quale è il danno che possono fare.

D. E cosa possiamo fare noi cittadini nei nostri ambienti, case o uffici?

De Gennaro. Innanzi tutto, ventilare gli spazi.
Non dobbiamo fare terrorismo, noi possiamo già fare qualcosa di molto semplice ed efficace, ma dobbiamo esserne consapevoli.
Oggi i nostri ambienti sono sigillati, abbiamo infissi che chiudono quasi ermeticamente e non c’è interscambio tra interno ed esterno.
Questo tipo di infissi è vantaggioso per il risparmio energetico, ma non per il ricambio d’aria all’interno dei locali, con conseguenti problemi di qualità dell’aria.
Ad esempio, esiste il problema del radon, che è un gas presente sulla crosta terrestre, e che si concentra in alcune abitazioni quando la ventilazione è insufficiente ed è un elemento
estremamente pericoloso.
La cultura dell’inquinamento indoor si dovrebbe diffondere anche presso chi usa e fabbrica gli oggetti che mettiamo in casa, come gli architetti e i fabbricanti di mobili.
In camera da letto, ad esempio, ci dovrebbe essere massima igiene, uno scarsissimo numero di mobili e assolutamente non si dovrebbero mai far entrare le scarpe da ginnastica.

D. Quindi una delle soluzioni è a portata di mano: ventilare gli ambienti chiusi

De Gennaro. Sì, ventilare le case è fondamentale.
E anche misurare la qualità dell’aria con strumenti adatti, in grado di rilevare correttamente i valori.
Sarebbe utile anche avere installati di ventilazione meccanica controllata (VMC), che permettono di ventilare l’aria e mantenere le temperature.

D: Ma a livello di scuole, dove stanno tanto tempo i nostri ragazzi, cosa si fa?

De Gennaro: In Puglia abbiamo realizzato una campagna nelle scuole, complice anche il COVID19 e la necessità di tenere aperte le finestre per limitare la circolazione del virus.
Abbiamo coinvolto 12 scuole e misurato il livello di anidride carbonica presente nelle aule. Sono stati formati i docenti e i dirigenti ed è stato dato loro un protocollo di ventilazione.
Con lo smartphone e una app potevano controllare il livello di CO2: se superiore a certi parametri dovevano arieggiare l’aula sino a che i valori scendevano. In base ai parametri i tempi di ventilazione cambiavano.
Era un protocollo sostenibile, semplice, knowledge based, con un trasferimento di informazioni e di consapevolezza che ha coinvolto tutta la scuola.
Con questo sistema avremmo potuto anche gestire la situazione Covid, coinvolgendo gli studenti a gestire al meglio il rischio e usare un’efficace ventilazione delle classi. Non è sufficiente mantenere la distanza di un metro tra le persone se non si diluisce la permanenza del virus nell’aria.
Purtroppo, il comitato tecnico scientifico ha dato solo delle indicazioni di massima, che sono state recepite come tenere aperte le finestre sempre, cosa impossibile d’inverno con il freddo.
Inoltre, con la Sima, Società Italiana di Medicina Ambientale, stiamo anche lavorando a una proposta di legge che definisca bene i limiti delle sostanze nocive, gas (composti organici volatili) e polveri sottili indoor.


Ringraziamo il professore de Gennaro che ci ha salutato con la promessa di approfondire questi argomenti.
Il professore de Gennaro sviluppa anche una intensa attività di divulgazione, ed è capace di far comprendere concetti complessi anche a un ragazzino. La collaborazione con Striscia la notizia ne è un esempio.
Vi lasciamo i link alle clip della trasmissione che vi raccomandiamo di guardare per la loro efficacia nella semplicità di linguaggio.

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Per il progetto scuola vi alleghiamo la clip del TGR Puglia:

Taranto scuola rilevamento CO2

 

NB:  il post non è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione con i soggetti titolari intervistati, l’intervista e i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.