Lungo il fiume in kayak

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Federico, nato a Roma, “trasteverino da sette generazioni”, come ripeteva sua nonna, nell’adolescenza andò a vivere a Torrita Tiberina, un paesino di mille abitanti all’interno del Lazio.
Qualche anno dopo si trova a lavorare a Roma. Tutte le mattine fa un tratto di autostrada e poi si imbottiglia nel caos cittadino. Quello è il suo mondo. Rappresentante di commercio, gira tutto il giorno in macchina; niente soste, un panino per pranzo e la sera torna a Torrita. Ritmi logoranti anche per un giovane.
Federico dalle finestre della sua casa vede il Tevere, con i gigli in fiore e i canneti pieni di vita. Quando possibile, il sabato o la domenica, scende al fiume con la canoa in spalla. Un kayak leggero e maneggevole.

Il fiume scorre placido nelle sue anse, intorno canneti, salici, ontani, lecci, pioppi… In cielo spesso veleggia qualche airone bianco, ma si possono vedere moltissimi altri uccelli acquatici dai piumaggi sgargianti, sono i suoi compagni di viaggio: tuffetti, svassi, cormorani, tarabusi, tarabusini, nitticore, spatole, fischioni, fistioni, alzavole, marzaiole, morette, folaghe, gallinelle d’acqua, pavoncelle, avocette… Nell’aria un silenzio distensivo, interrotto di tanto in tanto dal tuffo di un martin pescatore, o dalle foglie mosse dal vento, che porta i tenui profumi del fiume. In un posto così ci porti gli amici, orgoglioso che sia “tuo”.

Un lunedì, invece di ricominciare a macinare chilometri in macchina, Federico sceglie di rimanere a Torrita. Nella sua mente si era fatto spazio un pensiero. Si è organizzato e comincia a pilotare una barca. Porta le persone che vogliono vedere il fiume da vicino, da dentro. All’inizio sono soprattutto fotografi naturalisti, ma quelli che amano scoprire il Tevere nella sua dimensione di piena naturalità ben presto aumentano. Federico racconta, con la forza di chi non descrive ma partecipa a un’esperienza emotivamente coinvolgente e socialmente istruttiva. Ha seguito la sua passione, e si sente.

Spesso il fascino del luogo supera quello della parola, allora soffermarsi su particolari come la quiete degli alberi o i colori dei fiori, in un’atmosfera carica di suggestioni, conduce a un’esperienza intima e universale. Alcuni abbracciano la dimensione dello stupore, altri sono semplicemente felici.La barca asseconda la corrente, schiva i legni portati dal fiume, è indifferente ai mulinelli d’acqua che lambiscono le sponde. È facile che si crei un rapporto diretto tra il fiume e i viaggiatori: è un’esperienza vera, basta lasciare andare i sensi.

La vita di Federico, che inizialmente era una specie di frullatore, ora segue il corso di una tradizione: “l’eredità non è persa”, gli aveva sussurrato una volta un vecchio del paese, da sempre grande frequentatore del fiume, salutandolo con gratitudine.

 

Federico Bronzi naviga in barca ormai da venti anni sul fiume Tevere, nella Riserva Nazzano, Tevere-Farfa e da quindici sul lago Albano, nel Parco dei Castelli Romani. La sua passione è il suo lavoro

Roberto Sinibaldi