I primi studi sulla fotosintesi artificiale

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Circa 3 miliardi e mezzo di anni fa si è innescato il processo chimico – la fotosintesi clorofilliana – grazie al quale il sistema vivente genera l’ossigeno indispensabile per vivere.

È svolto soprattutto dalle piante verdi che catturano l’energia solare necessaria a convertire l’anidride carbonica (CO2) e l’acqua (H2O) in una molecola di glucosio (C6H12O6), zucchero. Fondamentale per la vita della pianta.

Nello svolgere questo processo, la pianta libera nell’atmosfera le molecole di ossigeno, senza il quale noi umani, e non solo, non possiamo vivere.

Questo prezioso lavoro è, come ben sappiamo, a rischio per mano umana che in tempi rapidissimi ha distrutto gran parte della mole di verde necessaria. Inquinato acqua e aria e modificato gli ecosistemi e il ciclo del carbonio.

Da questo scenario prende le mosse il lavoro, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Chemistry,
sullo sviluppo della fotosintesi artificiale, la cui prima autrice è Marcella Bonchio,
Ordinaria del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova e prorettrice alla ricerca scientifica.

Una ricerca che cerca di capire come sia possibile arrivare a catturare energia solare non solo per rilasciare elettricità ma per approvvigionarsene in maniera sostenibile.

Accanto a questi tentativi complessi, non tanto per replicare i processi chimici del sistema naturale quanto per trovare vie artificiali per produrre elementi necessari alla vita,c’è anche chi prosegue le ricerche,
dalla Florida all’Australia, per creare una macchina per distruggere l’anidride carbonica in eccesso e produrre materia organica modellabile riducendo così l’impatto sull’effetto serra.