Il cambiamento climatico si combatte anche con lo studio

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corso per agronomi resilienti

Il cambiamento climatico sta rovinando il pianeta. Terremoti, smottamenti, inondazioni e territori che diventano desertici,  si infittiscono. I rimedi al cambiamento climatico sono meno noti – sebbene si stiano approntando da più parti – forse perché i ricercatori che hanno preso  a cuore le sorti del nostro bistrattato pianeta pensano – giustamente –  più a portare avanti il loro prezioso lavoro che a divulgarlo. Annemieke  Groenenboom  ci racconta dei progressi fatti in questo campo nell’ambito di Wageningen University & Research (WUR) , la qualificata  università dei Paesi Bassi  con annesso un importante istituto di ricerca di cui parliamo spesso ai nostri lettori.

La resilienza come arma contro il cambiamento climatico

Il WUR forma ogni anno 120 specialisti del clima che arrivano da tutto il mondo. La chiave del successo secondo loro? E’ la resilienza. In effetti molte nazioni cercano delle coltivazioni resistenti al clima e investono su semi che possono portare a piante di questo tipo. Ma la tecnologia non basta; è di grande importanza anche il fattore uomo. Infatti alla fine saranno gli stessi coltivatori che dovranno modificare i loro sistemi di coltivazione. E questo, appunto, richiede resilienza. Arend Jan van Bodegom, consulente senior per l’adattamento ai cambiamenti climatici, Insiste su questo punto. Una sua collega Ingrid Gevers osserva che per modificare questo atteggiamento bisogna saper influenzare la mentalità dei coltivatori. 

Lo sviluppo di nuove capacità

Questa azione si chiama ‘sviluppo delle capacità’ ed è al centro dei corsi sul clima offerti dalla WUR. Per ottenere questo cambio di paradigma, gli studenti che diventeranno specialisti del clima dovranno però saper orientare anche gli stakeholder, ossia tutte quelle entità che ruotano comunque attorno ai coltivatori. In pratica non basta che i farmer sappiano quali siano le sementi che portano raccolti più resistenti ai climi avversi ma devono essere anche anche motivati a cambiare il loro modus operandi. Possiamo supporre che i coltivatori in genere siano tendenzialmente conservatori e abitudinari e quindi questa forse è la fase più difficile. E poi va accettato il rischio collegato a ogni cambiamento di fondo in qualsiasi attività umana.

Gevers infatti coordina un corso intitolato ‘La gestione del rischio di fronte ai cambiamenti climatici’ in Thailandia. Van Bodegom invece è responsabile dell’adattamento al cambiamento climatico in Uganda. I corsi sono frequentati anche da professionisti del clima che vogliono essere aggiornati; provengono da università, ONG e governi da tutto il mondo. La prima parte di questi corsi è teorica in modo da fornire a tutti i partecipanti una base di conoscenze comune. Successivamente gli studenti vengono divisi in gruppi, ognuno dei quali affronta un esempio pratico. Un altro obiettivo del corso, citato dalla Bodegom è riuscire a trasformare la conoscenza in un messaggio chiaro, comprensibile sia dai farmer che dagli stakeholder. Perché tutti sono coinvolti.