Un centro di informazione sul Climate Change

Phoresta / News  / Climate Change  / Un centro di informazione sul Climate Change
Facebook per l'ambiente

Un centro di informazione sul Climate Change sarà realizzato Facebook. Oltre al Climate science information center, cioè il centro d’informazione sui Climate Change, il noto social media si impegnerà a eliminare le sue emissioni di CO2 entro il 2030. La notizia è di Blasting news  e ha suscitato interesse nell’ambiente dell’IT, anche se qualcuno ha dubbi sulle reali buone intenzioni del colosso di Menlo Park. 

Utilizzo sospetto

Facebook è stata accusata per l’utilizzo quantomeno sospetto dei dati personali degli utilizzatori dei suoi servizi. Zuckenberg si è anzi pubblicamente scusato per questi abusi. Nonostante queste ombre non proprio fugate e una reputazione non limpidissima, crediamo sia il caso di valutare con attenzione questa iniziativa di aprire un centro di informazione sul Climate Change augurandoci  che possa comunque essere utile alla battaglia contro il cambiamento climatico. Il motivo è essenzialmente uno: Facebook  è il social network più utilizzato al mondo con oltre un miliardo di iscritti. Anche se le sue azioni sono al momento in discesa può contare su disponibilità economiche ingentissime. Vediamo allora di ragionare sui dati che abbiamo a nostra disposizione. 

Obiettivi del centro di informazione sul Climate Change

Che cosa si propone in pratica questo centro di informazione sul Climate Change? L’intento dichiarato è connettere le persone con informazioni basate sulla scienza. Tali informazioni dovranno essere concrete e aggiornate sul clima. Da dove verranno queste informazioni? Nientemeno che dal gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) e dalla sua rete globale di partner scientifici del clima, tra cui il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), The National Oceanic e Atmospheric Administration (NOAA), World Meteorological Organization (WMO). Per il momento il centro di informazione sul Climate Change avrà sede in Francia, Germania, Inghilterra e ovviamente negli Stati Uniti.

Uno dei motivi alla base della diffidenza verso Facebook sta nella possibilità che possono avere i negazionisti, ancora molto forti, nel pubblicare nel social media le fake-news falsamente scientifiche. Del resto sì è spesso dichiarato che la rete deve essere libera e lasciare spazio a tutti. Questo concetto va preso però come dicevano i latini ‘cum grano salis’ perché a pensarci bene una liberta assoluta è impossibile e va alla fine a ledere la libertà altrui. Diventa licenza. Per esempio quella di essere indotti a credere in concetti  palesemente falsi. In questa ottica c’è da ricordare che Facebook ha eliminato le notizie false dei negazionisti a proposito del Covid 19 che, come sapete, hanno contribuito a ritardare in tanti paesi – anche europei o ex europei con l’Inghilterra – provvedimenti assolutamente legittimi. 

Azioni concrete

Naturalmente al di là delle buone intenzioni ci si aspetta che Facebook intraprenda anche delle azioni concrete per combattere il climate Change. Una di queste è l’impegno per ridurre del 75% i gas a effetto serra  che si formano nella sua catena di fornitura. Inoltre FB  intende raggiungere lo zero nelle emissioni  nella sua catena di valore. Questa include fornitori, pendolarismo e viaggi d’affari dei dipendenti. La data fissata è il 2030 quindi non lontanissima. E allora concludiamo: ci possiamo fidare? Il lettore naturalmente può pensarla come vuole. Ma una cosa è certa: se anche un colosso – seppure discusso come Facebook – prende queste decisioni piuttosto drastiche vuol dire che il problema della lotta al climate change comincia a far presa anche in ambienti inizialmente freddi se non ostili. E questo è già qualcosa.