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I cambiamenti climatici e le api
In Sicilia non piove da otto mesi, in Piemonte non ha smesso quasi mai. A risentire fortemente di questi effetti dei cambiamenti climatici è l’apicoltura e le sue api.
Il cambiamento climatico ci preoccupa per i suoi effetti devastanti sull’ambiente e la società. È causato principalmente dalle attività umane che aumentano i gas serra. I rischi includono eventi estremi, innalzamento del mare e perdita di biodiversità. Gli impegni globali mirano a ridurre le emissioni e promuovere energie rinnovabili.
Il cambiamento climatico è causato dell’aumento del riscaldamento globale (global warming) che dipende delle emissioni antropogeniche di gas clima alteranti.
L’anidride carbonica CO2 e gli altri gas clima alternanti si distribuiscono quasi uniformemente in atmosfera, vi restano almeno 100 anni, catturando il calore emesso dalla superficie terrestre.
E il clima della Terra risponde ai cambiamenti dei livelli di gas effetto serra: il climate change è testimoniato dai dati raccolti per decenni a terra, dai satelliti ed da altri progressi tecnologici, che evidenziano un clima in continuo cambiamento
(Fonti: NASA, NOAA National Oceanic and Atmospheric Administration, US National Accademy of Sciences, The Royal Society, IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change).
Il riscaldamento attuale ha un ritmo dieci volte più veloce rispetto a quello avvenuto per il recupero dell’era glaciale.
(Fonte: IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change).
Il climate change espone tutti a diversi rischi:
(Fonte: Nature, 2019)
I cambiamenti climatici o climate change sono causati dall’immissione in atmosfera di gas clima alteranti, che sono prodotti principalmente dalle combustioni di fossil fuel, petrolio, carbone, gas, dalla deforestazione, dall’agricoltura, dagli allevamenti e dalla trasformazione dell’uso dei suoli. (Fonte: IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change).
Le combustioni di gas e carbone sono necessarie per numerose attività:
I derivati del petrolio permettono il funzionamento di auto, camion, navi e aerei.
Complessivamente la produzione di energia, il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici, la produzione industriale e i trasporti rappresentano circa il 77% di tutte le emissioni di gas clima alteranti nel mondo. Deforestazione, agricoltura, allevamenti e modifica all’uso dei suoli contribuiscono al restante 23%
(Fonte: Join Research Center: Fossil CO2 Emissions of All World Countries – 2018 Report).
La deforestazione, i tagli e gli incendi, rilasciano in atmosfera CO2. L’agricoltura con l’uso di fossil fuel, fertilizzanti e pesticidi rilascia in atmosfera gas clima alteranti lungo tutta la filiera.
I pascoli di bestiame sono creati eliminando i boschi, cioè praticando la deforestazione.
L’allevamento industriale funziona grazie ai combustibili fossili, utilizza mangimi prodotti con la agricoltura intensiva anch’esso produce gas climalterante.
La digestione dei bovini causa il rilascio in atmosfera di metano, un gas con effetto serra 25 volte maggiore di quello della CO2.
La modifica dell’uso dei suoli si ha con la continua trasformazione in terre arabili, usate poi per produrre soprattutto mais e soia che vengono utilizzati come materie prime nell’industria produttrice di mangime.
Ogni tonnellata di CO2 emessa contribuisce al riscaldamento globale quindi al climate change. Non importa quando viene emessa. E neppure da chi. E di tonnellate ne vengono emesse circa trentanove miliardi ogni anno.
Ogni cittadino europeo ne emette circa sette tonnellate ogni anno.
Per conoscere e gestire gli effetti del climate change bisogna misurare la quantità di gas clima alteranti emessi ogni anno e la loro concentrazione in atmosfera.
I gas clima alteranti sono misurati in CO2 equivalente (CO2 eq.): ad esempio una tonnellata di metano emessa vale 25 tonnellate di CO2 eq. cioè ha un effetto serra 25 volte maggiore della CO2. La concentrazione si misura in parti per milione.
Il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’agenzia del Dipartimento statunitense del commercio, ha un sistema di rilevamento e analisi che combina i dati della temperatura globale della superficie degli oceani con la temperatura dell’aria di tutta la superficie terrestre.
Il progetto OCO-2 della NASA raccoglie i dati per misurare con precisione la concentrazione della anidride carbonica CO2 in atmosfera e per capire le fonti delle emissioni di CO2, per area geografica, e per flussi e le loro variazioni nel corso delle stagioni.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è l’agenzia delle Nazioni Unite che produce l’inventario nazionale delle emissioni di gas clima alteranti e monitora la conoscenza scientifica sul climate change. Come lo fa? L’IPCC valuta le migliaia di pubblicazioni scientifiche sul climate change, aggiorna lo stato della conoscenza e del consenso tra gli scienziati, fornisce le informazioni sui rischi e per sviluppare politiche climatiche. Gli stati membri sono 195. Centinaia sono gli scienziati di diverse discipline, che contribuiscono al lavoro dell’IPCC, che individuano gli impatti, definiscono le vulnerabilità e suggeriscono gli adattamenti al climate change.
Perché la mancanza di informazione diventa disinformazione.
Il climate change sta agendo. È già in azione. È un problema odierno.
Introduce nuove minacce nella tua vita di cittadino. Impone alla tua azienda di affrontare i rischi. Rovina e fa sparire gli ecosistemi, è causa diretta della riduzione della biodiversità. Riduce la produzione quindi la disponibilità di cibo. Crea problemi alle città e a tutte le infrastrutture. Interessa il funzionamento dell’economia e l’esistenza dei diritti umani e civili. È un rischio sistemico.
Tu cittadino sei esposto alle ondate di calore e all’inquinamento dell’aria. La tua azienda ne risentirà per l’approvvigionamento delle materie prime, per l’aumento dei costi di fornitura e per i rischi materiali.
Gli ecosistemi subiscono l’aumento delle temperature e i regimi delle piogge e riducono conseguentemente la “produzione” di beni che tu usi: l’ossigeno, prodotto dagli alberi, l’acqua, che viene dalle piogge, la conservazione della fertilità del suolo. Oppure perché, semplicemente spariscono. Le produzioni agricole si riducono per le piogge estreme o le lunghe siccità, ma anche perché sono sensibili alla variazione delle temperature che determinano il loro tasso di crescita. Le città e le infrastrutture sono esposte all’aumento del calore, alla riduzione di forniture acqua e a eventi atmosferici estremi.
Le nazioni e le aree più povere e meno strutturate subiscono senza rimedio tutti gli effetti del climate change (es. inondazioni e siccità). E le loro popolazioni sono costrette a emigrare. (Fonte: IPBES). L’economia come la conosciamo, la fossil economy per intenderci, non è ancora strutturata a livello macro (stati e istituzioni anche finanziarie) e micro (imprese, enti, organizzazioni) per mitigare ed adattarsi agli effetti del climate change.
È naturalmente a rischio il funzionamento dell’economia e della finanza semplicemente perché non sono sostenibili o resilienti. Infine: i diritti civili ed umani. Se diventa faticoso, o difficile o impossibile vivere sotto gravi minacce anche i diritti spariscono nel mare delle emergenze.
La tua azienda può scegliere di de-carbonizzarsi, diventare sostenibile e informare tutti gli stakeholder di quanto sta facendo. Perché il climate change è un rischio previsto per i danni economici causati da eventi estremi.
De-carbonizzarsi è mantenere e aumentare il valore della tua azienda.
Le tue decisioni produttive, finanziarie e d’investimento devono tenere conto dei rischi del climate change.
La tua azienda inizia a calcolare i suoi rischi climatici e a misurare il proprio carbon footprint lungo tutta la filiera.
La carbon footprint di un prodotto, di un processo, di un servizio richiede che la tua azienda individui e misuri i consumi di materie prime e di energia lungo il ciclo di vita (LCA, Life Cycle Assessment) dei prodotti e dei servizi che vende. In seguito definisce un sistema di carbon management per fare investimenti, a basso contenuto di carbonio, che riducono le emissioni, abbassano il fabbisogno di energia da fossil fuel e rendono economicamente efficiente te e la tua azienda.
Le emissioni che la tua azienda non può ridurre può compensarle. Quando non è possibile economicamente, finanziariamente o per mancanza di tecnologia o per impossibilità fisica la tua azienda può neutralizzare le emissioni con la compensazione, acquisendo i crediti di carbonio equivalenti generati dai progetti di nuova forestazione o da servizi ecosistemici.
La compensazione con progetti forestali è economicamente la meno costosa, è scientificamente valida (Max Planck Institute, Monaco) ed è la più spendibile in termini di immagine aziendale.
Noi di Phoresta creiamo progetti, facciamo azioni e diffondiamo conoscenza presso cittadini e aziende, affinché inizino il cambiamento dalla costante distruzione a un’intenzionale rigenerazione economica ed ecosistemica.
In Phoresta siamo in grado di conoscere e compensare le tue emissioni di CO2 con due passaggi.
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In Sicilia non piove da otto mesi, in Piemonte non ha smesso quasi mai. A risentire fortemente di questi effetti dei cambiamenti climatici è l’apicoltura e le sue api.
Agosto 2024 è stato l’agosto più caldo a livello globale (insieme ad agosto 2023). La temperatura media del territorio europeo per agosto 2024 è stata di 1,57°C superiore alla media di agosto nel precedente periodo 1991-2020. La temperatura media della superficie del mare (SST) per agosto 2024 è stata il secondo valore più alto e mai registrato per il mese e solo 0,07°C inferiore a quello di agosto 2023.
A fine 2023 è stato approvato dal Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti […]