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Il caffè è un piacere, e se fosse a rischio con il cambiamento climatico?
La parte migliore di una cena al ristorante è sfogliare la carta dei vini come abbinamento perfetto per i piatti che mi serviranno. Le scelte non mancano, perché in Italia esistono circa 592 vitigni autoctoni da cui nascono infinite selezioni di vini. Rossi, bianchi, spumanti, rosè, passiti.. c’è da rimetterci la patente!
Il fine cena è sinonimo di caffè, ma qui la scelta si fa più limitata.
Tolto il modo in cui può essere servito, non esiste una vera e propria carta dei caffè. Questo perché al mondo vengono coltivate solamente due specie: Arabica (Coffea Arabica) e Robusta (Coffea Canephora var. Robusta) con la prima che produce da sola il 56% di tutto il caffè che beviamo, lasciando alla seconda il 43%.
Questa limitata variabilità potrebbe presto diventare un pericolo per l’industria del caffè e per noi amanti della bevanda tonificante.
Il caffè è la seconda bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua.
Il 70 % della produzione è concentrato in cinque paesi: Brasile, Colombia, Ethiopia, Vietnam ed India. L’industria del caffè fattura ogni anno 200 miliardi di dollari e le vite di oltre 25 milioni di uomini e donne dipendono dalla coltivazione di questa pianta.
Chi produce caffè non ha vita facile, deve infatti lottare contro la volatilità dei prezzi, gli eventi climatici estremi, le malattie delle piante e lo sfruttamento.
La minaccia più grande sono i cambiamenti climatici ed in particolare l’aumento delle temperature che diminuisce la produzione.
Per garantire la sopravvivenza di questo settore gli esperti suggeriscono di spostare le coltivazioni in zone più elevate, quindi più fresche, o di potenziare i sistemi di irrigazione. Purtroppo non sono soluzioni applicabili ovunque.
I ricercatori del Royal Botanic Garden di Richmond e dell’Università di Greenwich (UK) credono che la soluzione si nasconda all’interno del DNA delle varietà indigene di caffè.
Il loro obbiettivo in questi anni è stato scovare nuovi geni che potessero aumentare la variabilità genetica di Arabica e Robusta. Avere una grande diversità genetica offre alle piante una maggiore capacità di adattamento al clima e alle malattie, caratteri che spesso si perdono durante la creazione di varietà commerciali.
Al mondo esistono oltre 120 specie di caffè, ma nessuna di queste fino ad ora ha soddisfatto le caratteristiche organolettiche e produttive volute.
Tra il 2020 ed il 2021 il gruppo di ricerca del già citato Royal Botanic Garden ha pubblicato in Frontiers for Plant Science e su Nature Plants la scoperta di una nuova varietà di caffè e ne ha descritto il sapore e la resistenza alle alte temperature.
La pianta si chiama Coffea Stenophylla, è una specie endemica in Costa D’Avorio, Sierra Leone e Guinea. Questa specie veniva coltivata nel passato e già nell’ 800 il sapore del suo caffè era leggendario.
I risultati sono esaltanti: C. Stenophylla sopporta meglio il calore rispetto ad Arabica, riuscendo a crescere e produrre a temperature più alte, quasi 6.8°C in più di media.
Dulcis in fundo, la qualità del suo caffè è davvero straordinaria.
Gli esperti hanno paragonato aroma e sapore a quello delle migliori varietà di Arabica e Robusta presenti sul mercato.
Questa ricerca apre le porte alla creazione di nuovi ibridi di caffè, incrociando Arabica e Robusta con C. Stenophylla, aiutando cosí gli agricoltori a fronteggiare meglio gli effetti del cambio climatico.
Quella del caffè è una filiera lunga in cui vengono emesse tonnellate di CO2 prima di assaporarne una tazzina.
Noi amanti dell’espresso abbiamo il potere di fare scelte più sostenibili: possiamo scegliere caffè prodotto con metodi biologici, preferire la moka piuttosto che le capsule e, se proprio non possiamo farne a meno, sceglierle di alluminio invece che di plastica.
Dopo tanti secoli di tazzine fumanti sarebbe un vero peccato terminare una cena al ristorante unicamente con: “Il conto per favore.”
Bibliografia:
Davis, A. P., Gargiulo, R., Fay, M. F., Sarmu, D., & Haggar, J. (2020). Lost and Found: Coffea
stenophylla and C. affinis, the Forgotten Coffee Crop Species of West Africa. Frontiers in
Plant Science, 11, 616. https://doi.org/10.3389/fpls.2020.00616
Davis, A. P., Mieulet, D., Moat, J., Sarmu, D., & Haggar, J. (2021). Arabica-like flavour in a heat-
tolerant wild coffee species. Nature Plants, 7(4), 413–418. https://doi.org/10.1038/s41477-
021-00891-4
International Coffee Association. (2019). Development Report. United Nations, New York and
Geneva, 1–84.
http://scholar.google.co.za/scholar?hl=en&q=UNCTAD+trade+and+development+report&btn
G=&as_sdt=1,5&as_sdtp=#1
Ludwig, I. A., Clifford, M. N., Lean, M. E. J., Ashihara, H., & Crozier, A. (2014). Coffee:
Biochemistry and potential impact on health. Food and Function, 5(8), 1695–1717.
https://doi.org/10.1039/c4fo00042k
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