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Ecomondo 2024: gli Stati Generali della Green Economy
Anche quest’anno Ecomondo ha ospitato gli Stati Generali della Green Economy: due giorni con oltre 1500 partecipanti e 100 fra […]
L’Onu ha da tempo indicato le connessioni fra clima e gender gap, segnalando la maggiore vulnerabilità per donne e ragazze che vivono in paesi dove avanza la siccità e che sono a rischio di frane, inondazioni e uragani. Non solo, secondo il rapporto presentato all’ultima Cop 28 dall’Entità delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, dal significativo titolo “Feminist climate justice: a framework for action”, entro il 2050 i cambiamenti climatici porteranno a condizioni di povertà 158 milioni di donne e ragazze in più rispetto al numero attuale, con 236 milioni di donne in più che soffriranno la fame. Inoltre, il report indica quattro capisaldi per progettare politiche sostenibili e inclusive: il riconoscimento dei diritti delle donne, del loro lavoro e delle loro conoscenze; la ridistribuzione delle risorse economiche; la rappresentazione delle voci delle donne e la lotta contro disuguaglianze e ingiustizie.
“Il cambiamento climatico sta creando una spirale verso il basso per donne e ragazze”, aveva affermato Sarah Hendriks, Vice Direttrice Esecutiva delle Nazioni Unite durante la Cop28 e nella sessione del sito dell’Onu dedicata al clima si legge che “la partecipazione disuguale delle donne ai processi decisionali e ai mercati del lavoro aggrava le disuguaglianze e spesso impedisce alle donne di contribuire pienamente alla pianificazione, all’elaborazione e all’attuazione delle politiche in materia di clima”. Eppure, nonostante a Dubai nel 2023 era stata addirittura dedicata una giornata dei lavori alle tematiche di genere, il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha inizialmente annunciato un comitato promotore della prossima Cop29 con soli uomini. Dopo le molte proteste, a partire dal gruppo SHE Changes Climate, che ha definito la scelta un enorme passo indietro, Aliyev ha aggiunto una donna. E come se non bastasse lo scorso 9 aprile, Focsiv – Federazione degli organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana, ha inviato una lettera aperta alla presidenza della Cop29 per chiedere maggiore attenzione alla difesa dei diritti umani e denunciare il conflitto di interessi con l’industria petrolifera. Un ulteriore segno che il clima di avvicinamento alla Cop29 si sta infuocando.
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