Comunità energetiche rinnovabili

A fine gennaio è stato pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili [Cer] e dell’autoconsumo diffuso in Italia.
Come spiegato in utili Faq online sul sito del Ministero, una Cer “è un insieme di cittadinanza, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, i condomini che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti installati in luoghi della comunità, localizzati all’interno di un medesimo perimetro geografico, grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende possibile la condivisione virtuale di tale energia”.

Per rendere effettive le CER è possibile accedere ad un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, finanziato dal PNRR e rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti con lo sviluppo di due gigawatt complessivi, e una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale. Ulteriori informazioni sono presenti sul sito istituzionale del GSE – Gestore Servizi Energetici (www.gse.it).

Fra gli obiettivi principali che si vogliono raggiungere con le Comunità Energetiche Rinnovalibili c’è la diffusione di fonti energetiche rinnovabili al posto di quelle fossili, con la diminuzione della produzione di emissioni dannose per l’ambiente e avere un bene essenziale a prezzi sostenibili.
Soprattutto per le piccole imprese, aderire ad una Cer significa avviare il processo di decarbonizzazione, rispondendo all’obbligo giuridicamente vincolante di ridurre le emissioni di CO2 del 55% e di avere energia proveniente per almeno il 40% da fonti rinnovabili.