La carbon footprint, letteralmente impronta di carbonio, è il parametro che permette di determinare l’impatto ambientale che le attività umane hanno sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale del Pianeta. Capire che impronta lasciamo significa indicare la quantità di anidride carbonica (CO2) emessa nell’atmosfera a causa delle nostre abitudini di vita, sia direttamente che indirettamente.
È possibile misurare l’impronta ambientale di una singola persona, di una città, di una popolazione, ma anche di una azienda, di un prodotto o di un servizio.
La Carbon Footprint può essere di due tipi: la Pcf (product carbon footprint) che riguarda l’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio, considerando le emissioni complessive di tutte le fasi della vita del prodotto come si usa dire “dalla culla alla tomba”; la Ccf (corporate carbon footprint) che riguarda invece l’intera attività di un’impresa o di un’organizzazione, prendendo in considerazione tutte le fonti di emissione dell’azienda: dai combustibili usati, all’energia elettrica, ai mezzi di trasporto.
I protocolli internazionali indicano anche gli strumenti e le metodologie necessari per applicare i fattori di emissione alle 6 tipologie di gas climalteranti individuati dal Protocollo di Kyoto: Biossido di carbonio (CO2); Esafluoruro di zolfo (SF6); Metano (CH4); Protossido di azoto (N2O);Idrofluorocarburi (HFCs); Perfluorocarburi (PFCs)
L’impronta si misura poi in tonnellate di CO2 equivalente, a partire da quelle rilasciate da ciascuna fonte di emissione per anno solare: dalle combustioni di carburanti all’uso di mezzi di trasporto, dalle perdite di gas e vapori (fonti dirette di emissioni) alla luce elettrica (fonte indiretta di emissioni).
Tutto ciò si rivela molto importante per quantificare l’impatto delle emissioni di gas serra quindi il contributo al cambiamento climatico, sia come singoli che come organizzazioni.