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Il cambiamento climatico sta, pian piano, cambiando davvero tutto.
Secondo un articolo pubblicato su El Pais e a firma di Miguel Angel Criado, che riporta studio pubblicato in Nature Communications, per via del cambiamento climatico sta cambiando anche il colore del mare.
Come mai? Detto in due parole – che spiegheremo in seguito – il cambiamento climatico sta influenzando il fitoplancton marino (NDR – insieme degli organismi autotrofi foto sintetizzanti presenti nel plancton. Cos’è l’ autotrofia? E’ la proprietà di alcuni organismi organici di nutrirsi di sostanze inorganiche trasformandole in sostanze organiche).
Il fitoplancton, a sua volta, altera lo spettro della luce solare riflessa. Il fenomeno è importante perché entro la fine del secolo il colore della maggior parte dei mari sarà cambiato.
Infatti il fitoplancton marino – che poi è la base degli oceani – sta subendo un impatto climatico che ne altera la composizione e la distribuzione. Il motivo? Gli organismi che si trovano nel fitoplancton e che sono responsabili della quota verde dell’acqua , usano la clorofilla per sintetizzare l’energia solare.
E’ stato anche sviluppato uno studio che rivelerà come sarà il colore degli oceani negli anni a venire. Con il riscaldamento i colori dei mari diverranno verdastri o bluastri ma con nuove sfumature. E cambierà anche la tipologia di vita negli oceani.
Questi sono i presupposti, vediamo ora di entrare meglio nei dettagli. Intanto una considerazione di base, quasi banale, il mare è blu perché riflette la luce blu. Quando la luce solare colpisce le molecole dell’acqua la maggior parte dello spettro luminoso viene assorbita. Solo la banda blu rimbalza e allora il mare sembra blu come il cielo.
Ma non è un colore puro: è un mix di sfumature dal bluastro al verdastro. Questo perché nel mare non c’è solo acqua ma anche piante, microrganismi e tipi diversi di materia organica.
Torniamo al fitoplancton che, come avrete capito, è un po’ la chiave di tutto.
I ricercatori di università statunitensi (il MIT in particolare) ed europee hanno sviluppato un modello per studiare come il cambiamento climatico sta influenzando il fitoplancton e quindi il colore del mare.
Fino a poco tempo fa si considerava fitoplancton solo un conglomerato di alghe marine microscopiche che hanno un pigmento verde, la clorofilla, che serve per la fotosintesi. Attualmente i biologi hanno scoperto che in questo conglomerato ci sono anche cianobattteri e protisti, dei microorganismi, ed anche loro utilizzano la clorofilla, rafforzando i toni verdi del mare.
Il riscaldamento degli oceani modifica la circolazione oceanica delle acque e la porzione di mare che sale alle superficie. Il fitoplancton ha bisogno di luce e nutrienti, questi ultimi si trovano nelle profondità marine. Se questi ultimi non arrivano negli strati più superficiali dell’acqua è probabile che il fitoplancton diminuisca.
Anche la temperatura dell’acqua influenza il tempo di crescita del fitoplacton. Alcune specie che si adattano meglio ad acque calde crescono più rapidamente di altre che si sono tipiche dei mari freddi. In base a questo adattamento cambia il colore dell’acqua che tende ad essere più verde dove cresce di più il fitoplancton.
Secondo lo studio publicato dai ricercatori in Nature Communications, la maggior parte dell’oceano sta cambiando colore, e nel 2100 circa il 50% molte aree potrebbero essere completamente diverse da come le conosciamo oggi: il cambio sarà quasi impercettibile ai nostri occhi, ma non a quelli dei sensori.
Secondi i ricercatori del MIT il mare continuerà ad essere blu, e in alcune zone ancora più azzurro, mentre il verde sarà più presente nelle acque polari e nelle coste tropicali dove il fitoplacton potrà sopportare meglio il caldo.
La maggior parte del riscaldamento climatico viene assorbita dagli oceani. Si calcola allora che se non si fa nulla per assorbire la CO2 la temperatura degli oceani aumenterà di 3° entro la fine del secolo. In tal caso si verificherebbe una serie di impatti sul ciclo di base della vita oceanica. Sul fitoplancton naturalmente, ma anche sul zooplancton e quindi sulle specie che se ne nutrono, sino ai loro predatori. Insomma anche tutta la catena alimentare può venire stravolta. Non è una bella prospettiva.
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