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Ecomondo 2024: gli Stati Generali della Green Economy
Anche quest’anno Ecomondo ha ospitato gli Stati Generali della Green Economy: due giorni con oltre 1500 partecipanti e 100 fra […]
Parliamo ancora di un altro progetto riguardante l’acqua, dei ricercatori dell’ Università di Wageningen (WUR) che insieme a dei colleghi della Università di Utrecht – hanno svolto una ricerca sugli agricoltori dei bacini fluviali dell’Asia Meridionale dell’Indo. Questa zona – assieme a quelle del Gange e del Brahmaputra – è tra le più densamente popolate del mondo intero. Si calcola che la popolazione complessiva raggiunga i 900 milioni di abitanti. Logico che il fabbisogno di acqua è estremamente elevato soprattutto per i 190 milioni di agricoltori che hanno bisogno del prezioso liquido per le loro coltivazioni.
Chi gli ha fornito l’acqua fino ad ora? Il disgelo dei ghiacciai himalayani. E qui nasce un problema perché lo scioglimento – come evidenziato dalla ricerca pubblicata su Nature Sustainability – in questi ultimi vent’anni è aumentato considerevolmente. E fin qui sembrerebbe andare tutto bene: più acqua. Ma c’è il rovescio della medaglia. Se si va avanti così alla fine non ci sarà più nulla da… sciogliere. Per la verità questo fenomeno era già stato rivelato da un documento di Science Avances, una pubblicazione scientifica dell’American Association for the Advancement of Science.
Il documento analizzava la realtà di questa ‘acqua da disgelo’ che permette a milioni di agricoltori e alle loro famiglie di sopravvivere irrigando le loro coltivazioni. In particolare questa acqua è vitale per il bacino dell’Indo dove piove poco. Qui il fabbisogno di acqua è soddisfatto al 60% attingendo alla neve di montagna e dai ghiacciai. Durante la siccità l’apporto dell’acqua da disgelo è importante specie per la coltivazione della canna da zucchero. Naturalmente quest’ acqua si mescola con quella delle precipitazioni e dei canali sotterranei quando arriva a valle. Qui viene distribuita attraverso dei canali di irrigazione. Hester Biemans un ricercatore della WAG e primo autore dello studio spiega che questi canali vengono alimentati in larga misura dall’acqua di disgelo ed è essenziale per le coltivazioni di riso e di cotone che devono essere irrigate tempestivamente. Questo per il presente ma il futuro non è rassicurante.
Le ricerche effettuate hanno dimostrato che un terzo del ghiaccio dell’Himalaya potrebbe scomparire entro la fine di questo secolo. Cioè tra pochi decenni.
Come correre ai ripari? I ricercatori della WAG come al solito non si limitano a sottolineare un problema ma cercano anche di offrire delle soluzioni. Secondo questi scienziati gli agricoltori dovrebbero riorganizzare e razionalizzare il ciclo delle irrigazioni. Per esempio cambiare le date di semina oppure trovare colture che hanno bisogno di meno acqua. E’ un’attività complessa per la quale gli agricoltori dovrebbero essere sostenuti e orientati ed è indispensabile allora che ci siano interventi da parte delle autorità politiche locali. Tra l’altro questo studio è sorto nell’ambito del progetto globale Hi-Aware che si occupa dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Da questo progetto deriveranno soluzioni e iniziative del tipo più diverso per ovviare alla crisi idrica ormai emergente. L’episodio degli agricoltori e dell’acqua da disgelo dell’Himalaya è infatti solo uno dei vari momenti di una drammatica carenza nell’approvvigionamento dell’acqua dalle dimensioni mondiali.
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