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“Riscrivere le priorità per la tutela dell’ambiente e della nostra salute” è il titolo del report 2024 presentato a fine febbraio da Pool Ambiente, Consorzio per l’Assicurazione e la Riassicurazione della Responsabilità per Danni all’Ambiente, fondato nel 1979 dopo il disastro ambientale di Seveso, con la denominazione Pool Inquinamento, diventato Pool Ambiente nel 2018. Il documento ha l’obiettivo di fare il punto della situazione italiana rispetto alla gestione dei rischi di responsabilità ambientali e alla diffusione delle coperture assicurative per i danni all’ambiente.
Scrivono i promotori: “la carenza normativa sulla prevenzione dei danni all’ambiente e la bassissima percentuale di imprese con una polizza di responsabilità ambientale (0,45%) ha gravi effetti sulle risorse naturali del nostro Paese che sono costantemente minacciate da contaminazioni, deterioramenti e distruzione senza nemmeno la certezza di poter poi essere ripristinate. Il fondamentale principio comunitario “Chi inquina paga” in Italia è infatti applicato più sulla carta che nella realtà, visto che capita spesso che i responsabili di un danno all’ambiente falliscano o comunque risultino insolventi rispetto agli obblighi di bonifica e ripristino”.
Emerge dal report che “dall’analisi delle cause scatenanti l’evento di danno, si osserva come il fattore di gran lunga più importante sia riconducibile alla corrosione, ed in generale all’invecchiamento dei materiali e degli impianti (oltre il 40%); tale fattore, insieme ai malfunzionamenti e guasti (oltre il 11%) indica come l’insufficiente manutenzione sia responsabile di oltre il 52% degli incidenti”.
Responsabilità umana, dunque, accanto ad errori umani (17,1 %) che impattano sull’ambiente e le risorse naturali ad esso correlate e che ancora non mettono al centro delle politiche industriali la prevenzione, come suggerisce lo stesso report indicando un decalogo di azioni concrete per le aziende.
Fra queste, oltre all’adozione della PdR (Prassi di Riferimento) UNI 107/2021 “Ambiente protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali” – che raccoglie le buone pratiche per diminuire probabilità e intensità di eventuali danni all’ambiente – anche l’identificazione delle potenziali sorgenti di rischio e degli scenari di danno all’ambiente; la manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi effettuata conformemente alle indicazioni fornite dal costruttore e secondo le best practice di riferimento; la previsione di misure per evitare o contenere sversamenti durante le operazioni di carico e scarico come ad esempio valvola limitatrice di carico, etichettatura dei punti di carico, raccordi di sicurezza e segregazione delle acque meteoriche.
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