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Turismo sostenibile: si può fare?
Non c’è niente da fare. In un modo o nell’altro la Pandemia sta influenzando ogni aspetto del nostro vivere quotidiano e ogni settore economico. Non ultimo quello del turismo che, per il nostro Paese, è particolarmente importante. Basti ricordare che – direttamente e indirettamente – fornisce il 13% del nostro PIL.
Allora noi italiani possiamo leggere con un certo interesse un post della WAG intitolato ‘Reconsidering Tourism’ cioè riconsiderare il turismo. Cosa sostengono i ricercatori di Wageningen che ormai abbiamo imparato a conoscere per il gran numero di ricerche effettuate in po’ i tutti i campi? Una cosa molto semplice – anche se di realizzazione tutt’altro che agevole – approfittare del blocco del turismo un po’ in tutto il mondo per ‘risistemare’ il turismo che di magagne ne ha tante.
Non c’è dubbio infatti che il turismo diciamo così di massa porti degli indubbi vantaggi a economie magari poco sviluppate ma anche i danni sono spesso notevoli, specie all’ambiente naturale. Per non parlare dei viaggi aerei che come sappiamo comportano delle emissioni di CO2 importanti. Certo, per ridurre le emissioni si può cominciare a mettere delle tasse più alte sugli spostamenti aerei ma in realtà occorre un approccio globale se si vuole reinventare il turismo in modo più sano e rispettoso dell’ambiente. Si è occupato di questo obiettivo René van Der Duim , professore emerito di geografia culturale, appunto alla WAG. Secondo van Der Duim della situazione attuale del turismo – spesso distruttivo e inquinante – devono occuparsi gli Stati e non lavarsene le mani preoccupandosi solo degli introiti.
C’è anche da osservare che l’attuale situazione del turismo e i suoi effetti negativi si muove in una sorta di Scilla e Cariddi. Da una parte città come Venezia soffrono (o soffrivano) per un afflusso di turisti spropositato che recava danni alla stessa popolazione (affitti cari, sovraffollamento, inquinamento etc) dall’altra la crisi attuale del turismo ha lasciato una quantità di persone senza lavoro. Per far quadrare il cerchio van Der Duim ha preparato una relazione per il Board for Living Environmental and infrastructure, cioè il Consiglio per la vita ambientale e le infrastrutture. Il punto fondamentale di cui devono occuparsi i privati ma soprattutto lo Stato è comunque la difesa dell’ambiente. Se questo viene distrutto è chiaro che alla fine anche il turismo ne risente perché le località non sono più attrattive.
Viene anche osservato che per esempio i paesi africani investono poco sulla salvaguardia dell’ambiente. In generale poi andrebbero considerati globalmente clima, ambiente e rispetto della biodiversità. Come è possibile raggiungere seppure gradualmente questi obiettivi e creare un turismo veramente sostenibile? Perché gli aspetti, come abbiamo visto sono tanti e devono fondersi armoniosamente. La risposta allora può essere solo un impegno culturale. E infatti la WAG ha lanciato dei corsi per tutti coloro che hanno a che fare con il turismo sostenibile. A costoro viene insegnato a praticarlo realmente. I corsi si chiamano MOOC e sono online, ad accesso aperto. E se li frequentassimo anche noi?
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