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Si parla genericamente di inquinamento ma spesso si trascura di tener presente che esistono diversi tipi cioè fonti di inquinamento. Uno di grande rilievo è l’inquinamento da azoto. Come mai? Ma perché è provocato dall’agricoltura che, come abbiamo scritto più volte, è alla base dell’avvelenamento del pianeta, quando non è organica. Del tema, cercando di offrire una soluzione, si occupa un interessante post di David R. Kanter & Timothy D. Searchinger (‘A technology-forcing approach to reduce nitrogen pollution’cioè un approccio che impone la tecnologia per ridurre l’inquinamento da azoto) apparso recentemente su Nature. Il post parte da due dati di fatto incontrovertibili: l’inquinamento da azoto ha superato i livelli di sicurezza indicati nella letteratura ormai copiosa sul tema. E poi la produzione agricola continua a intensificarsi. Occorre allora un forte aumento dell’efficienza non dannosa sull’uso dell’azoto. Ma non è semplice. Infatti le politiche volontarie che si basano sull’adozione volontaria delle pratiche di impiego dell’azoto da parte delle aziende ha dato finora risultati modesti. Esistono certamente fertilizzanti ad alta efficienza ma sono poco utilizzati e ricevono un sostegno limitato alla ricerca. Che fare allora? I due autori sono molto pragmatici e sostengono una politica modellata sugli standard della Corporate Average Fuel Economy utilizzati per incrementare l’efficienza del carburante dei veicoli circolanti negli Stati Uniti. Un programma complesso ma lo possiamo sintetizzare così: si richiede alle industrie di fertilizzanti di aumentare nel tempo la proporzione di fertilizzanti avanzati rispetto a quelli tradizionali. Come fare? Istituendo incentivi alle aziende per migliorare i loro prodotti ma anche per comunicare la comprensione presso il pubblico della loro maggiore efficacia. Insomma ritorniamo sul tema della comunicazione che abbiamo già messo in luce più volte. Comunicare per fare. I due ricercatori scelgono il settore del mais come caso di studio stimando che questa politica potrebbe portare benefici economici per 5-8 miliardi di dollari entro il 2030. La formula ci piace: perché fare costose ricerche ex novo quando si possono adottare formule che hanno già funzionato in altri campi e sono compatibili? Elementare Watson!
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