I depositi di carbonio delle foreste tropicali: un grosso guaio

I depositi di carbonio delle foreste tropicali sono in grosso calo.
E’ un guaio.
Ultimamente abbiamo trovato alcuni interessanti articoli sulla compensazione.

Cominciamo a parlarvi del primo, apparso su Nature nel numero di marzo di quest’anno.

Il titolo è Tropical carbon sinks are out of sync. E cioè I depositi di carbonio tropicali sono fuori sincronia. C’è un gioco di parole intraducibile tra synk (che qui sta per deposito, serbatoio) e sync sincronia.

L’autrice – Anja Rammig della Technical University of Munich, TUM School of Life Sciences – presenta una ricerca sulla creazione, crescita e mortalità degli alberi.

Possibile calo

La ricerca dimostra che il tasso con il quale le foreste amazzoniche prendono diossido di carbonio è sceso dal 1990, mentre segni di un possibile calo in Africa si è manifestato solo nel 2010. La ricerca ricorda che l’area totale del mondo – coperta da foreste tropicali – sta declinando a causa della deforestazione, degradazione del territorio e degli incendi. E’ una tendenza che si è incrementata durante gli ultimi anni .
Purtroppo nello stesso tempo il climate change – indotto in gran parte dagli uomini – sta seriamente alterando il funzionamento delle foreste tropicali. E’ un gran peccato perché tra il 1990 ed i primi anni del 2000 le foreste tropicali – allora strutturalmente intatte – avevano attivamente rimosso il carbonio dall’atmosfera attraverso la fotosintesi e immagazzinandolo come biomassa.

I depositi di carbonio

Tali foreste sono state responsabili di circa il 50% del deposito terrestre di carbonio. Però un altro ricercatore (Wannes Hubau del Museo Reale dell’Africa Centrale a Bruxelles) riferisce che questo deposito di carbonio tropicale – globalmente cruciale – sta cominciano a saturarsi sia nelle foreste pluviali amazzoniche che in quelle africane. Lo stesso fenomeno però avviene nelle due zone con modalità
differenti. Le foreste agiscono come un deposito netto di carbonio quando l’ammontare di carbonio ottenuto attraverso la creazione di nuovi alberi e la loro crescita è più ampio di quello perso attraverso la morte degli alberi. In queste circostanze la quantità di carbonio immagazzinato nella biomassa aumenta di continuo. L’interazione di guadagni, perdite e quantitativi presenti di carbonio determina il periodo di tempo per il quale il carbonio rimane nella foresta, che è conosciuto come il tempo di persistenza del carbonio.

Il valore della ricerca

Vi abbiamo riferito solo i dati iniziali raccolti dalla ricerca.
Concludiamo allora riportando alcuni dati. La ricerca è stata condotta da 106 tra ricercatori e professionisti di varie discipline: biologia, geografia, tecnologie forestali, ecosistemi, tecnologie vegetali. E’ stata condotta su tre continenti e riporta i risultati di misure e dati raccolti tra il 1968 e il 2015. In Africa sono stati effettuati centinaia di sopralluoghi in 244 zone incontaminate di foreste pluviali. Successivamente i dati raccolti sono stati comparati con risultati di rilevazione analoghe svolte nello stesso periodo di tempo
in Amazzonia. Alla fine ci siamo trovati di fronte ad una cornucopia di informazioni utilissime per capire l’evoluzione del clima del nostro pianeta.