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Indicatori di biodiversità: il biancone
Il Biancone ai Castelli Romani, il segno di un possibile equilibrio ecologico? Nei Castelli Romani, nelle aree meno frequentate e […]
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Si è svolta – dal 7 marzo al 26 maggio – al Museo di Storia Naturale di Milano un’Experience Exhibition dal titolo ‘Capire il cambiamento climatico’. Si è trattato di una mostra sul concetto del cambiamento climatico che ha adottato una scenografia molto suggestiva costituita da 290 scatti realizzati da famosi fotografi di National Geographic.
Il percorso espositivo – che richiedeva almeno un’oretta per essere gustato appieno – era diviso in tre momenti: esperienza, consapevolezza e infine azione. Vediamo di riviverlo assieme e commentarlo.
Nella prima sala il visitatore si trova al buio, letteralmente immerso in bellissime fotografie di mari e di ghiacciai che occupano tutte le pareti della stanza e sono in movimento. Il coinvolgimento è allora molto forte e suggestivo. Ci ha particolarmente colpito un iceberg in scioglimento ai margini dell’isola di Baffin (Artico Canadese). In questo caso il fotografo è Brian J. Skerry. Le altre fotografie – sempre di grande bellezza – mostravano la fusione dei ghiacci perenni (che presto non saranno più perenni), i fenomeni meteorologici estremi, l’aumento dei livelli del mare, le ondate di caldo, le tempeste e gli uragani.
Tutto ciò a scapito di quasi tutti gli abitatori del pianeta: in una seconda sala c’erano delle schede di molti esseri viventi. Tutti – come l’orso polare, le tartarughe, i delfini etc – sono in declino demografico – tranne l’uomo che raggiungerà gli 8,5 miliardi di persone nel 2030 e gli 11,2 miliardi nel 2100. Sorge spontanea una domanda: il pianeta riuscirà a nutrire un numero così alto di abitanti? Il quesito richiede certo delle risposte articolate ma comunque riassumendo in modo sbrigativo è: andando avanti così no. Ma continuiamo nel nostro viaggio. Dopo aver illustrato così dettagliatamente la situazione la mostra nella terza parte coinvolge direttamente il visitatore presentando una serie di misure o di accorgimenti che possono attenuare molti degli attuali problemi, il primo del quale è l’abnorme produzione di CO2. Sono best practices che vanno dalla alimentazione, alla gestione dei rifiuti e dei trasporti e così via. Molte o quasi tutte queste sane abitudini sono spiegate e raccomandate periodicamente da Phorestanews . Qui erano esposte in maniera sintetica in pannelli illustrati. Ma era anche contemplate una fase di ‘azione’ come da schema riportato all’inizio. Per esempio: per chi voleva ‘misurare’ il suo livello di conoscenza dei singoli problemi c’erano delle apparecchiature con bottoni da premere. Così facendo apparivano delle domande alle quali – sempre con dei bottoni – bisognava rispondere. L’idea è intelligente perché c’è sempre il rischio di credere di sapere e magari si sa poco o nulla oppure peggio si hanno errate convinzioni. Siamo allora usciti dalla mostra con un arricchimento delle nostre concezioni in materiale e con ancora negli occhi delle immagini splendide della natura, seppure spesso ferita. Allora perché distruggerla? Merita una citazione un’azienda partner della mostra, la ENGIE, Global&Active che ha un obiettivo ambizioso: diventare leader mondiale della transizione energetica a zero emissioni di CO2. In questo senso ‘Capire il cambiamento climatico’ è già un bel biglietto da visita.
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