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Lo spreco alimentare è uno dei problemi più gravi per l’ambiente e più in generale per l’economia. Un guaio che ha anche implicazioni sociali.
Il fenomeno dello spreco alimentare ha dimensioni enormi. Si calcola che in media – in tutto il mondo – un terzo del cibo finisce nella spazzatura. Naturalmente si cercano rimedi a questa situazione. Una strada tutt’altro che peregrina è quella di agire sulla logistica. Ossia sugli spostamenti dei prodotti alimentari che nei paesi meno evoluti – vedono una percentuale tutt’altro che trascurabile di cibo perso diciamo ‘per strada’.
Ancora una volta la Wageningen University si impegna su un tema cruciale e globale con un progetto pilota. Il progetto si concentra sulle coltivazioni dei pomodori nigeriani e arriva a scoprire che le perdite nelle fasi post-raccolta sia in termini di quantità che di qualità (cioè deterioramento del vegetale) possono essere significativamente ridotte. In pratica basta utilizzare casse di plastica anziché cestini di rafia (ndr – fibra tenace e grossolana utilizzata per cordami e nella cesteria).
Due considerazioni: evidentemente i cestini di rafia sono un prodotto locale, presumibilmente poco costoso ma anche poco affidabile per una buona conservazione dei pomodori. Seconda considerazione: una volta tanto la malfamata plastica dà invece un contributo positivo all’ambiente. Evidentemente è sempre il contesto a essere importante e non l’oggetto in sé.
Ma come si è arrivati a questa scelta di privilegiare le cassette di plastica convincendo i coltivatori a usarli per portare i loro pomodori a Lagos e Ibadan?
Il progetto della Wageningen ha utilizzato cinque catene di valore che coinvolgevano agricoltori, trasportatori, grossisti e dettaglianti. Ricordiamo che la catena del valore è un modello che permette di descrivere la struttura di un’organizzazione come un insieme limitato di processi.
Per risolvere una problematica bisogna allora intervenire sui singoli processi. In ogni caso il successo dipende della accettazione e dal corretto uso delle cassette di plastica da parte di tutti gli attori in gioco (dagli agricoltori ai grossisti).
Per ottenere questo i ricercatori hanno utilizzato il Value Chain Laboratory (VC-Lab) per costruire una comprensione dell’impatto di fattori sociali come la fiducia, l’atteggiamento nei confronti del rischio e le norme sociali relative all’accettazione delle cassette di plastica. Sulla base di tale comprensione i ricercatori sono stati in grado di raccomandare incentivi finanziari per gli agricoltori e di sviluppare meccanismi per la riduzione dei rischi di tale passaggio.Good point!
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