L’adattamento climatico per l’Italia

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A fine 2023 è stato approvato il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che fornisce un quadro di indirizzo nazionale: non è giuridicamente vincolante, ma indica cosa è meglio fare per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche.

Nella prima parte del PNACC si introduce il quadro giuridico di riferimento, con le norme principi esistenti in materia ambientale, sia in Italia che in Europa, con anche le ricadute sui diritti umani. Tutto è riferito anche al framework dell’agenda 2030 dell’Onu, il cui obiettivo13 (Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico) è a sua volta declinato in 5 target che indicano le azioni di mitigazione e di adattamento.

Viene poi nominata anche la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC) che costituisce l’atto espressamente indirizzato ad affrontare a livello nazionale il tema dell’adattamento, anche in questo caso non si tratta di una legge ma di proposte a partire dall’individuazione dei principali impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse ambientali e sui settori socioeconomici rilevanti a livello nazionale.

Nella SNAC in particolare l’obiettivo generale dell’adattamento è declinato in quattro obiettivi specifici che riguardano: 1. il contenimento della vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici 2. l’incremento della capacità di adattamento degli stessi 3. il miglioramento dello sfruttamento delle eventuali opportunità 4. il coordinamento delle azioni a diversi livelli.

Il Piano illustra anche i 27 indicatori climatici per comprendere le variazioni climatiche attese sul trentennio centrato sull’anno 2050 (2036-2065), e si evidenziano i settori più vulnerabili ai cambiamenti climatici in Italia, fra questi anche la “salute” è considerato un settore a rischio, anche se non immediatamente riferibile ad un settore economico.

* Questo post fa parte di un approfondimento a puntate sull’adattamento climatico e sulle misure prese in Europa e in Italia: intento di Phoresta è offrire informazioni e contributi per avere una alfabetizzazione climatica di base.