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Elena Sara Maggiora è una garden designer, ma anche autrice e fotografa naturalista. Collabora da molti anni con riviste specializzate in giardinaggio, partecipa a festival, convegni e manifestazioni, come quella creata da lei ‘Rosso di Rose’ per raccontare di ambiente, paesaggio e agricoltura. Dal 2024 è inoltre fotografa di giardini per importanti riviste del settore.
Phoresta l’ha incontrata per conversare con lei sul tema del verde urbano e dell’aria che respiriamo, delle ondate di calore estremo che arrivano in città e della necessità di attivare una risorsa vitale per il nostro benessere: l’ombra negli spazi che abitiamo. Per comprendere quanto sia possibile, nel tempo dei cambiamenti climatici, creare un collegamento fra l’ambiente costruito e quello cosiddetto “naturale”.
Cosa possiamo fare? Si può veramente cominciare dai giardini, dal cosiddetto verde urbano?
Bisogna creare una nuova visione di giardino e far evolvere la cultura necessaria per arrivarci. Questo vale sia in ambito privato sia in quello pubblico. Oggi il giardino è visto ancora e soprattutto come bene per lo più voluttuario, con funzione di “rappresentanza”, legato ancora ad una estetica che deriva dalla tradizione rinascimentale del giardino formale all’italiana.
La visione del giardino come “salotto”, da sterilizzare continuamente con pulizie e zappettature deve evolvere verso quello del riutilizzo di tutto il materiale possibile per ripristinare e mantenere materia organica e vitalità del terreno, per migliorarne quindi anche la capacità di trattenere l‘acqua. Naturalmente, ovunque possibile è importante optare per piante che abbiano una bassa richiesta idrica, come quelle che chiamiamo le “mediterranee da giardino secco”.
Questo significa quindi anche ridurre l’impatto sulle risorse idriche?
Sì, ma realisticamente, l’acqua non la elimineremo mai totalmente. Possiamo però ovunque possibile implementare le tecnologie disponibili per consumarne di meno, come gli impianti a goccia o interrati, e anche l’uso costante di pacciamatura tramite materiale organico, o incoraggiando gli impianti molto fitti che coprano il più possibile il suolo. Il giardino deve imitare la natura: arbusti non potati, erbacee perenni, meno tagli totali ma solo parziali o dove serve.
Come è possibile progettare un giardino simile?
Per integrare il giardino con l’ambiente naturale circostante, o vicino, diventa fondamentale una attenta pianificazione dove vengano privilegiate piante adatte all’ambiente in cui verranno inserite, e dare spazio ad una diversa gestione, mettere da parte le continue potature in forma. Queste pratiche, oltre a togliere bellezza agli arbusti, impediscono la fioritura e anche la produzione di frutti, così importanti per supportare insetti e avifauna insomma la biodiversità. Perché il giardino non è solo piante, ma anche animali e insetti. Infatti, anche i balconi sono corridori ecologici che danno ricovero agli impollinatori.
Quanto è importante la pianificazione degli interventi nel verde urbano?
Una attenta pianificazione significa mettere alberi che sono da potare poco, resistenti alla siccità, che non si ammalano. Accanto ad una diversa gestione che significa in concreto ridurre i costi di manutenzione del verde soprattutto per tutti i piccoli comuni, la maggioranza dell’Italia, con grandi aree verdi ma budget praticamente inesistenti per la cura e manutenzione e l’irrigazione.
Siamo preparati a questo?
No, abbiamo bisogno disinformazione per inserire le questioni climatiche in chi gestisce i giardini: dalla siccità alle questioni di fioritura, dalle biodiversità all’adattamento, fino al tema del risparmio idrico all’interno della “normale” attività dei manutentori, spesso in mano a società che non hanno nessuna idea di questi temi e di come inserirli nei loro trend di lavoro, nel loro quotidiano.
Se fatti in una determinata maniera, i giardini privati e pubblici aiutano ad avere ombra, che il climate change sta facendo diventare, all’insaputa di cittadinanza e decisori politici una risorsa, un bene di valore, uno strumento di adattamento climatico.
Anche una risorsa democratica.
Certo, il giardino è un aiuto per persone abbienti e non, giovani o anziani, sia esso pubblico o privato. Una diversa gestione significa incoraggiare in vari modi, con varie misure, anche economiche o di coinvolgimento la cittadinanza a fare, gestire e curare prati e giardini: se ho fatto qualcosa se ho partecipato ci tengo molto di più. In Italia il giardino pubblico non è sentito come della cittadinanza tutta. Per sensibilizzare in tal senso curo da tre anni a Viarigi (Asti) un evento “rosso di rose” per mostrare il giardino diffuso, parlare di biodiversità, fare passeggiate (la prossima edizione si terrà a maggio 2025) e iniziare a creare un turismo in piccoli comuni.
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