La Coop Campo e il biologico: intervista a Raffaello Bonora

Intervistiamo Raffaello Bonora responsabile dello sviluppo di nuovi progetti e project development della Cooperativa Campo di Fossombrone (Pesaro). Un’azienda che, partendo da prodotti base e tipici del mondo alimentare italiano, ha creato e continua a creare nuove specialità alimentari. E in qualche caso anche fuori dal settore strettamente alimentare, come vedremo. Tutte però rigorosamente nell’ambito del biologico. Sentiamo allora che cosa ha da dirci Raffaello Bonora.

D- Vuole parlarci della vostra filosofia aziendale che mi sembra un po’ il cuore della vostra attività produttiva ma anche di ricerca?

R- La cooperativa Campo si occupa di biologico nel 1978. E’ nata a Isola del Piano, paese nell’interno pesarese (Marche) proponendo prodotti di base quali pasta, pomodoro e legumi in scatola e condimenti vari. Riteniamo che tutta la gente abbia il diritto di mangiare sano con cibo senza veleni a prezzi proporzionati al mercato. Quindi la nostra filosofia di base è che il biologico debba essere veramente per tutti. Inoltre abbiamo sempre creduto (in quanto cooperativa) che insieme si va dappertutto, da soli si fa più fatica. In questo periodo – soprattutto dopo la pandemia – questo discorso ha preso ancora più piede, in quanto abbiamo il bisogno e la necessità di collaborare: non parlare di competitor ma di metterci insieme e di offrire prodotti buoni, salutari e sani.

D- Avete però anche un prodotto non strettamente alimentare. Anche se correlato all’alimentare.

R – Sì è Canù, una cannuccia di pasta biologica e gluten free, una sorta di zita senza glutine rivisitata. GLUTEN FREE in modo che tutti la possano utilizzare senza problemi, in quanto un bar, ad esempio, che propone al cliente un succo o una bevanda con la cannuccia si deve solo preoccupare della “misura” della bevanda, come normalmente fa con quelle di plastica. BIOLOGICA perché nel momento in cui entriamo nel mondo del plastic free è altrettanto importante parlare di mondo poison free cioè senza veleni nei campi, in quanto i veleni finiscono in mare esattamente come la plastica. Piccolo particolare: non si vedono e quindi comportano più problemi, per esempio assumendo quei veleni attraverso pesci e quant’altro. Canù per noi è stata una risposta al pianeta : abbiamo cominciato a studiarla e a proporla molto prima
della legge di Bruxelles secondo la quale entro il 2021 devono sparire tutte i monouso di plastica tra cui anche le cannucce. Noi eravamo già pronti a vendere Canù alla fine del 2018 mentre la legge è uscita nel 2019: basti pensare che negli USA si consumano più di 500 milioni di cannucce al giorno perché la gente non si fida dell’igiene dei bicchieri, nei locali quindi anche quando bevono l’acqua per assurdo utilizzano delle cannucce (solitamente a differenza nostra i bicchieri sono anche pieni di ghiaccio altro elemento fondamentale per l’utilizzo di cannucce).

D-Di cosa è fatta Canù?

R- Canù è una cannuccia di pasta biologica fatta di farina di mais non OGM e acqua. Solitamente il mais è coltivato come mangime per animali, solo ultimamente viene utilizzato anche per pasta e prodotti gluten free. Volevamo quindi anche allontanarci dal discorso dello spreco alimentare: e infatti spreco alimentare non è. In realtà, alle persone che hanno questo dubbio, noi rispondiamo che dovremmo considerare come SPRECO ALIMENTARE anche le tonnellate di pesci e abitanti del mare che ogni anno muoiono a causa dei rifiuti plastici nei mari.
Canù’ può essere “sgranocchiata” alla fine di un drink (trattasi di pasta cruda), oppure se PER SBAGLIO finisce in mare diventa cibo per i pesci (il classico “pastone” dei pescatori è proprio fatto di mais solitamente).

D –Come utilizzo Canù dopo aver bevuto la bevanda o il drink?

R -Pensi che durante un intervento al CATER RADUNO di Senigallia con RADIO 2 l’anno scorso, le Canù sono state definite dai relatori della trasmissione delle “POLENTINE”… sono fatte di mais e quindi con un gusto che ricorda quello della polenta… Una volta finito di bere il drink posso mordicchiarla perché sono abituato
così: nel momento in cui stiamo mordicchiando la plastica stiamo ingerendo delle molecole di plastica che sono tutto tranne che benefiche; se ho lo stesso comportamento con Canù è vero che è pasta cruda ma sto mangiando qualcosa di buono e naturale. Poi tra l’altro è anche biologica.
Con un nostro cliente e partner, Pascucci spa – torrefazione di caffè in provincia di Pesaro Urbino (Marche) molto attento da anni sia all’ambiente che al biologico, stiamo studiando dei particolari CONTENITORI, da posizionare nelle vicinanze dei banconi dei bar, per RECUPERARE le Canù utilizzate.
Quindi una volta bevuto il mio drink se non mangio la cannuccia invece di buttarla nel contenitore dei rifiuti umidi la butto in questo. In tal modo noi potremo recuperarle trasformandole in: cibo per animali se ci troviamo ad esempio in città come Milano oppure cibo per i pesci da dare ai pescatori se ci troviamo in una
zona marittima.

La nostra intervista con Raffaello Bonora con termina qui. Seguiteci per la seconda parte.