Dove vanno a finire gli oli alimentari esausti?

La raccolta nelle regioni italiane a cura di ReNoils

Ad oggi ancora molti italiani gettano l’olio esausto nel lavello di casa, ma è un’abitudine sbagliata.
L’olio utilizzato per cucinare e friggere, così come l’olio presente negli alimenti sottolio, non è biodegradabile e va smaltito correttamente. Quando viene buttato nel lavandino finisce negli scarichi fognari delle città alterando la corretta depurazione delle acque, l’efficienza dei depuratori con conseguente aumento dei costi di gestione e di manutenzione degli impianti.

A ricordarcelo è RenOils, consorzio senza scopo di lucro che si occupa della corretta gestione degli oli e grassi vegetali e animali alimentari esausti e che ha appena pubblicato il report 2023.
Nel corso del 2022 RenOils ha raccolto 53.000 tonnellate di oli e grassi vegetali e alimentari esausti (+9% rispetto al 2021) in 58.143 punti di prelievo, con una quantità di materiale avviato a recupero, al netto degli stoccaggi e degli scarti pari a circa 33.000 tonnellate.
A livello regionale, il Veneto è il territorio che ha raccolto di più in assoluto con 10.132 tonnellate, seguito da Campania (6.189 tonnellate) e Emilia Romagna (5.873 tonnellate).
Renoils ricorda che gestire in maniera corretta gli oli e i grassi vegetali e animali esausti rappresenta un’opportunità per l’ambiente e un valore economico.

Al netto dei trasporti, il risparmio di gas serra è pari a circa 2,4 tonnellate per ogni tonnellata di rifiuto raccolto e non disperso nell’ambiente. Pertanto, considerate 216.000 tonnellate di rifiuto raccolto negli ultimi 5 anni si possono calcolare 518.000 tonnellate di gas serra equivalente non disperso nell’ambiente.

NB:  il post non è soggetto di sponsorizzazione e/o di affiliazione, i contenuti sono di pura divulgazione e informazione.